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La Val Nervia, Passoscio e Baussun

Pigna - Castelvittorio

Per raggiungere Pigna stavolta Luca ha lasciato guidare la Vale. Alle 6.30 di mattina, per due ore consecutive, un vero miracolo. Arrivati indenni a destino incontriamo subito il sindaco Roberto Trutalli che ci viene incontro cantando "Contessa" in ricordo di Paolo Pietrangeli, scomparso recentemente. Ci invita ad osservare la loggia posta tra il Comune e la parrocchia di San Michele e ci racconta che in passato qui si riuniva il parlamento e si discuteva della vita sociale dei cittadini che all'epoca superavano i 3000 abitanti (oggi poco meno di 800). Pigna si trova esattamente sulla Via Del Sale che provenendo dalla Francia giungeva sulle coste rivierasche. Trattandosi di un luogo di confine Pigna era da considerarsi particolarmente strategica per il pagamento dei dazi. Insieme al sindaco ci incamminiamo lungo la via principale che da Via Piazza porta alla grotta di Lourdes. Qui Roberto ci racconta di quando durante la transumanza scendevano i paesani tirando i loro muli oppure quando negli anni '70 vennero stanate le prime brigate rosse nascoste in una delle case affacciate sulla via. La grotta di Lourdes si presenta come un agglomerato di tufo sapientemente ricostruito con stalattiti e stalagmiti recuperate nelle grotte alle pendici del monte Toraggio, la più alta vetta della zona. Qui le donne venivano a pregare inginocchiate sull'acciottolato che in passato ricopriva lo spiazzo antistante la grotta e che tramite ciottoli di diversi colori riportava i versi del rosario. Purtroppo adesso risulta quasi completamente ricoperto e se ne immagina la bellezza ammirando pochi metri di pavimentazione proprio davanti al portone della grotta. Continuando in piano per la mulattiera giungiamo in breve alla chiesa di San Bernardo, i cui interni furono interamente affrescati da Giovanni Canavesio nel 1482: i dipinti rappresentano il Giudizio Universale e le scene della Passione di Cristo. È una fortuna che con noi ci sia una delle persone che più hanno contribuito allo studio e ristrutturazione sia della chiesa che degli affreschi. Roberto ci racconta che trovandosi al di fuori delle mura del borgo la chiesa era a tutti gli effetti un luogo di sosta per gli avventori che una volta stesi a terra, guardando il soffitto, potevano "leggere" i vangeli dipinti. Entrando rimaniamo incantati dalla bellezza artistica custodita all'interno e il sindaco ci permette di capire ogni volta e parete, raccontandoci dei personaggi che ivi sono raffigurati. Scopriamo anche che molti soldati fermatisi per dormire e conoscendo le scritture hanno inciso i loro nomi proprio su alcuni personaggi piuttosto che altri. Usciti dalla chiesa torniamo sulla mulattiera percorrendo a ritroso qualche centinaio di metri fino ad incontrare un bivio proprio dietro alla grotta di Lourdes; salutiamo Roberto e ci incamminiamo alla volta del Santuario del Passoscio. Percorriamo una ripida salita che si fa strada tra oliveti abbandonati e che attraversa un piccolo rio, sempre seguendo le linee rosse e bianca della rete escursionistica del Cai. Ci accompagnano le stazioni della via crucis ed alcuni ruderi di pietra abbandonati. Ben presto la mulattiera diventa sentiero pedonale e sempre in salita raggiungiamo una strada asfaltata. Dopo pochi metri, prendiamo la via alla nostra destra in direzione del Santuario della Madonna del Passoscio dedicato all’Annunziata, costruito su un panoramico poggio con ampia vista su tutta la valle. Nell’edificio annesso al Santuario, ex convento, sono conservati un centinaio di ex voto, commissionati dagli abitanti di Pigna in occasione di tragici eventi. Si presenta come una chiesa e una costruzione semi ristrutturata senza finestre. Dal piazzale antistante si gode di una fantastica vista sulle colline sottostanti. Oggi splende il sole e il vento ha spazzato via le ultime nuvole cariche di pioggia. Dopo una breve perlustrazione dei dintorni notiamo una casa immersa in un oliveto ben tenuto e 3 persone intente a raccogliere le olive. Il caso vuole che la signora sia la custode del santuario e che sia il nostro giorno fortunato: ci aprirà la chiesa! All'interno notiamo che nonostante le crepe che la deturpano è davvero accogliente e raccolta, con un bell'organo posto davanti all'abside. Accanto l'edificio semi ristrutturato vi è la sacrestia che presenta delle stanze con un affaccio sul mare in lontananza molto suggestivo! Usciamo dal Santuario e scambiamo qualche parola in dialetto con il fratello della signora che, infine, ci indica il proseguo del percorso che si sviluppa sulla principale mulattiera che collega il Saorge, il Passo Muratone e il borgo di Pigna superando il Rio del Corvo con un ponte in pietra molto alto, chiamato Ponte Bausson.
Ci incamminiamo e circa 900 metri dopo raggiungiamo un pianoro e subito dopo percorriamo in discesa 500 metri circa che ci portano al ponte! Stretto e posto particolarmente in alto rispetto al letto del fiume sottostante, ci regala il panorama su una serie di cascatelle che creano laghetti perlati. Il percorso, proseguendo verso la Francia, può diventare un bell'anello di circa 18 km che può essere percorso in una giornata. Noi oggi non lo completeremo perché abbiamo due belle realtà da visitare e di cui più tardi vi racconteremo.
Tornati a Pigna prima del tempo decidiamo di percorrere la mulattiera che da Pigna porta a Castelvittorio, un borgo posto proprio sopra le famose terme.
Val la pena percorrerla già quel tanto che basta per ritrovarsi dinnanzi lo splendore del santuario di Santa Maria Assunta di Lago Pigo.
L’edificio svetta solenne ergendosi dal bosco circostante come un gigante. La chiesa, citata per la prima volta nel XIII secolo come Santa Maria di Nogareto, sorge su probabili preesistenze pagane in un luogo fortemente legato a culti inerenti la sacralità purificatrice delle acque, nel periodo in cui i benedettini diffondevano la conoscenza agricola nel Ponente ligure.
Rimaneggiato più volte, l’edificio deve il suo aspetto finale all’età barocca ed all’influenza dei santuari piemontesi con pianta circolare affiancati da cappelle laterali. La facciata, la cui sovrapporta medievale presenta un agnus dei scolpito come nella parrocchiale di San Michele a Pigna, è affiancata da due torrette campanarie.
In altri 20 minuti raggiungiamo lo snodo che si collega al borgo centrale del paese che si presenta come una serie di case arroccate intorno alla chiesa e al campanile, posto stranamente di fronte alla facciata della parrocchia, staccato completamente dal corpo della stessa, come una torre. Girovaghiamo per i caruggi del paese e incontriamo solo numerosi gatti, a cui sono dedicati anche appositi attraversamenti pedonali....ehm...gattastici.Riprendiamo l'auto in direzione di Buggio, unica frazione di Pigna, alla volta della nostra prima visita, quella all'agruturismo Ca' de Na gestito dalla famiglia Pastor, in particolare dai 2 giovani fratelli Dario e Alberto. Ci aspettano con un sorriso onesto e tanta voglia di raccontarsi! Scese le scale ci hanno già colpito le numerose voliere e gabbie per galline, tacchini, quaglie, papere, uccellini, oche e fagiani. Dario ci racconta che loro sono un azienda agricola che produce miele di castagno, erica, millefiori e addirittura edera, dalle preziose api nere, presidio Slow Food. Oltre alla ristorazione per cui vantano anche un ampia area esterna coperta, si occupano anche della vendita di uova ed olio. La loro casa è storica a Buggio, costruita dal bisnonno e sede durante la guerra anche di divisioni tedesche del cui passaggio è rimasto il pianoforte in una delle sale dell'agriturismo. Sono entusiasti di accompagnarci alla visita della fattoria didattica dove allevano numerosi tipi di galline e pollame proveniente da tutto il mondo. Particolarmente belli e colorati gli esemplari orientali! Da buoni animali ornamentali la produzione di uova è piuttosto limitata ma ben compensata dalla presenza di parecchie ovaiole. I due fratelli sono davvero affiatati e dove non arriva l'uno ecco che ci pensa l'altro. La loro giovane età e la determinazione con cui portano avanti questa realtà ci colpisce! Siamo sicuri che esaudiranno tutti i loro progetti, compreso quello per riportare a nuova vita tutta la frazione che, tra l'altro, vanta la più antica chiesa del comprensorio, datata 800 d.C. della quale apriamo una bella e curiosa parentesi:
Questo Santuario che si erge dal bosco di macchia, raggiungibile attraverso un ponte sul Torrente Nervia, vanta l'unicità di essere intitolato a San Siagrio Confessore, Vescovo di Nizza, primo abate del monastero di San Pons, discendente diretto di Carlo Magno.
San Siagrio è ricordato come uomo di virtù tra cui primeggiava l’umiltà.
In un testo francese del settecentesco, di cui Dario ci fornisce un estratto tradotto da suo papà, si dice che il vescovo aveva il dono dei miracoli. Scacciava i demoni dagli ossessi e guariva gli infermi che ricorrevano alla sua carità. Si riporta, inoltre, che alla presenza del suo popolo, resuscitò un fanciullo morto per una caduta e che, lo stesso bambino miracolato, quando si alzò gridò al Cielo: “benedetto sia quegli, che viene nel nome del Signore”.
Il culto per Siagrio di Nizza però non si è mai diffuso.
Questa infatti è l’unica chiesa al mondo a Lui dedicata, edificata nel VII secolo per ricordare una tradizione, che non ha alcun fondamento storico, che narra come San Siagrio si sia recato in quel luogo ad impartire alcune cresime.
Tornando all'azienda agricola, dopo averci raccontato le caratteristiche di ogni specie di volatile presente nella loro fattoria, facciamo un salto nella zona dove sono collocate le arnie delle api.
La posizione assolata permette loro di godere di un ambiente naturale ideale per cui da sciami selvatici, non hanno bisogno di alcun trattamento.
In questa zona di confine due sottospecie di api, la bionda (Apis mellifera ligustica), endemica della penisola italiana, e la nera (Mellifera Mellifera) proveniente dalla vicina Francia, si incontrano ibridandosi naturalmente da millenni, dando vita a un ecotipo ligure, comunemente chiamata ape nera del Ponente ligure.
Quest'ape si è infatti adattata al particolare microclima e alla flora locale, gestendo le risorse e volando anche in condizioni climatiche avverse. Osservando alcune colonie in grado di sopravvivere nei tronchi di alberi o in anfratti di roccia, alcuni apicoltori delle valli interne hanno deciso di scommettere su quest’ape, allevandola e cercando di preservarla.
Lo stretto contatto con un ambiente totalmente naturale ha spinto verso una rigida selezione degli esemplari più forti, che oggi riescono più facilmente a contrastare le minacce esterne.
Nonostante la robustezza di questo impollinatore, la consistente introduzione di diverse sottospecie verificatasi a partire dal secondo dopoguerra ne ha causato una significativa erosione genetica, a cui oggi si unisce l’ulteriore minaccia di un insetto invasivo, la vespa velutina o calabrone asiatico, che nutre le proprie larve cacciando le api in volo.
Nella gestione degli alveari è prassi, dice Dario, lasciare alle famiglie di api un quantitativo di miele sufficiente per affrontare il periodo invernale.
Li salutiamo con un grande in bocca al lupo, certi che ritorneremo, magari a mangiare! Ripresa l'auto ci dirigiamo alla volta dell'agriturismo Al Pagan, ci inerpichiamo quindi sulla collina appena sopra Pigna, e dopo vari tornanti imbocchiamo una strada cementata. Ci accolgono Roberto ed Elisa e dopo un saluto ai gatti super giocherelloni andiamo a visitare il loro recentissimo fiore all'occhiello, la casetta sensoriale. Nella loro struttura ricettiva hanno adibito uno spazio relax dalla vista mozzafiato su tutta la vallata.Con una vasca idromassaggio all'aperto, una tinozza antica per godere del passaggio dall'acqua calda alla fredda e un curatissimo giardino di salvia ornamentale e aromatiche, la casetta in legno si presenta molto calda e accogliente; all'interno due sedute sospese permettono di ammirare lo skyline del Toraggio. Il relax continua e vanta la possibilità di assaggiare tisane delle loro erbe, di poter usufruire della sauna finlandese e del letto di fieno con cromoterapia. Tutto l'ambiente è scaldato dalla presenza del legno e dei preziosi manufatti dei proprietari. La casetta è attualmente utilizzabile dagli ospiti dell'agriturismo. L'azienda vanta cinque appartamenti posti nel corpo centrale e finemente recuperati dopo la ristrutturazione dell'intero edificio. Elisa e Roberto sono due artigiani della natura e si percepisce da ogni dettaglio. Ci colpiscono gli oleoliti posti al sole a fermentare, i fiori delle aiuole, i dettagli in legno negli appartamenti e il loro orgoglio quando li notiamo. Insieme andiamo a visitare i terrazzamenti dove producono il famoso fagiolo bianco, anch'esso presidio slow food di Badalucco (che si scorge in lontananza sulle colline), Conio e Pigna. Insieme a pochi altri produttori portano avanti questa antica coltivazione e vantano parecchi appezzamenti anche lontani da casa. Di forma piccola e ovoidale questi fagioli spiccano per la loro carnosità, la morbidezza e delicatezza della pasta. Ottimi secchi, sono molto buoni anche freschi nella cucina invernale. Dopo averli aiutati un pochino nella raccolta, ci riaccompagnano all'auto. Sta calando il sole sulle montagne e lì da loro, così in alto, è uno spettacolo davvero suggestivo. Anche a loro auguriamo buona fortuna e ci apprestiamo a ritornare a casa utilizzando il tempo del ritorno per pianificare il prossimo viaggio.

Route in numbers

h 3:45

Journey

10,60 Km

Route Duration

480 mt

Difference in altitude

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