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La Val Ferraia

Aquila d'Arroscia - Colla di San Giacomo, strada per Caprauna

Uno degli aspetti più importanti e che poco traspare nella lettura dei nostri articoli è l'infinito lavoro di ricerca che ci porta a scegliere di percorrere un itinerario piuttosto che un altro, nel costante intento di offrirvi la possibilità di immergervi in luoghi interessanti ed accoglienti, a volte nascosti e poco conosciuti.
La nostra avventura di oggi vi accompagnerà nella scoperta di un entroterra abbastanza remoto dell'imperiese: la Val Ferraia.
Cugina prima della più popolare Val Pennavaira (detta Pennavaire in ligure) e sita poco distante, la valle carsica del rio Ferraia, si sviluppa ombrosa tra Piemonte e Liguria. Completamente priva di massicci elevati offre la possibilità di immergersi in numerose arme, (si chiamano così le grotte in Liguria), ricche di storia e di preistoria.
La nostra partenza ha luogo nei pressi del passo di San Giacomo (da non confondersi con l'omonima colla di Orco Feglino) a circa 750 mt slm dov'è situata una piccola cappelletta dedicata al santo. Lasciata l'auto nello spiazzo vicinale alla chiesa, ci dirigiamo verso la sterrata che porta, in men che non si dica, ai ruderi del castello dell'Aquila, eretto all'incirca attorno all'anno Mille. Pochissime notizie si hanno sulla natura della costruzione militare ma si ipotizza che la sua principale funzione sia stata quella di controllo sulle circostanti valli Arroscia e Pennavaira.
Raggiunte le mura del castello capiamo fin da subito l'evidente importanza strategica che assunse, la vista spazia a tutto tondo per chilometri ed è quindi chiaro come il castello fu un punto di osservazione perfetto verso le cime più alte del comprensorio, come il Monte Galero, il Monte Armetta e la Rocca Delle Penne. Conteso nei secoli tra i Clavesana, il comune di Albenga e i Marchesi Del Carretto di Zuccarello, passò sotto il controllo genovese nel 1393. I ruderi superstiti offrono alla vista una torre poligonale mozzata, con ancora quattro lati ben visibili e alcuni tratti del perimetro esterno del castello.
Con una breve arrampicata non impegnativa - prestate solo attenzione ai rovi - è possibile raggiungere l'ex corte interna del complesso militare dalla quale risulta ben visibile e meglio conservato il prospiciente castello di Alto (CN), anch'esso facente parte dello stesso sistema di avvistamento.
Impreziosita ed appagata la vista dallo splendido panorama, ridiscendiamo per la stessa strada che ci ha condotti sino a qui per continuare la trekkinata sul sentiero in discesa che ci accompagnerà per tutta la prima parte del percorso.
Sempre ben segnato con cartellonistica evidente, seguiamo direzione Grotte del Pennavaira - Cascate rio Ferraia, indicate dalla banda rossa e bianca del CAI e da due puntini rossi. La traccia si sviluppa dapprima in forte discesa, si guada il poco evidente rio Scuro e si raggiunge quota 640 mt slm.
Questa vallata, che si snoda in lunghe gole rocciose, presenta una copertura arborea uniforme che da millenni nasconde una moltitudine di grotte, anfratti ed interessanti ambienti rupestri che ne alimentano sia l'interesse naturalistico sia quello paleontologico. Dovete sapere che queste zone erano abitate dagli antichi Liguri in virtù del fatto che la conformazione del terreno ne offriva facili e numerosi ripari naturali.
Centinaia sono i ritrovamenti di attrezzi e armi riconducibili al Paleolitico Superiore (40000 anni fa), come armi da lancio, arpioni e punte di frecce.
Tale frequentazione perdurò anche nel Neolitico e nell’età dei metalli grazie anche alla ricca presenza di carbone che divenne una risorsa di inestimabile valore.
Tra le tante grotte presenti nelle vicinanze, quelle che meritano una menzione nel nostro tour sono tre e ve le indicheremo strada facendo.A circa mezz'ora di cammino dalla partenza, dopo una ripida discesa, sbuchiamo su di un pianoro sul basso versante della Rocca del Bozzaro (949 mt slm) per poi raggiungere la congiunzione di un altro sentiero proveniente dal territorio di compendio del comune di Alto (Cn), alla sinistra orografica del rio Pennavaire, che scorre lento ed inesorabile a circa una cinquantina di metri sotto ai nostri piedi. La strada sterrata prosegue in un bel castagneto incrociando più volte la linea dell'acquedotto, nelle vicinanze delle fredde acque del rio Curagnone.
Inoltrandoci, questa volta in salita, sul crinale roccioso del monte Ravinello, sempre seguendo le paline verticali della segnaletica locale, raggiungiamo la prima cavità carsica presente lungo il percorso: l'Arma Ravinella, anche chiamata con l'appellativo di Arma dell'Orso, censita al catasto grotte solo nell'anno 2000.
Il cavernone, a pianta rettangolare e profondo una quindicina di metri, si sviluppa al contatto con il basamento scistoso-calcareo che ha favorito la genesi tettonico-clastica, dando un senso di maestosità al sito. Proprio nelle sue profondità sono stati trovati dal Gruppo Speleologico Imperiese importanti resti di orso delle caverne (Ursus spelaeus), noto anche come orso speleo.
Non lontano da questa cavità, proseguendo la trekkinata, ci imbattiamo anche nella Tana dei Carbonai, composta da una saletta iniziale a pianta subtriangolare che sfocia in uno stretto cunicolo tra le concrezioni sino a culminare in una bassa saletta subcircolare dove si trovano colate e colonne calcitiche. In questa sala è stata ritrovata una fibbia di cintura composta da due teste di anatra in bronzo risalente all'età del ferro; curioso un analogo ritrovamento in Alsazia, a perenne testimonianza del fatto che le popolazioni nomadi del tempo potevano percorrere anche lunghi viaggi e stazionare in queste località impervie solo di passaggio, utilizzandole come fossero dei moderni ostelli.Da qui il nostro percorso continua a svilupparsi in salita sino ad arrivare alla sommità di un poggetto panoramico delimitato da un'instabile palizzata, per poi scendere successivamente nella boscaglia sino alla base della balza rocciosa.
Davanti a noi vi sono diverse ramificazioni del tracciato, che congiungono poi tutte sull'unico sentiero percorribile; noi ci siamo avventurati nella parte più alta del percorso ma, in questa sede, vi consigliamo di mantenere la quota più bassa. Si sale nuovamente da li a poco, solcando la via dell'acquedotto proveniente dalla diga del Ferraia. Un grosso tubo nero affiorante dal terreno ci impone di prestare attenzione a dove mettiamo i piedi. Al bivio che incrociamo poco dopo aver oltrepassato questo tratto, proseguiamo in orizzontale lungo la parete di roccia sino ad intravedere l'ingresso di una galleria artificiale protetto da un cancello in ferro.
Il fragore delle acque preannuncia la presenza della cascata del Ferraia, mentre a sinistra il sentiero sale fino ad un grandioso antro.
Il dilemma è cosa andare a vedere per primo: l'Arma du Cupà o la cascata del rio Ferraia? Noi scegliamo da subito la via in discesa che, in circa 1 minuto, ci porta alla base della cascata artificiale, uno spettacolare salto d’acqua alto circa 25 metri.
Come detto, essendo di origine artificiale, essa si viene a creare quando il troppopieno della soprastante diga raggiunge il culmine; nei periodi di siccità o di scarsità idrica infatti, il sistema idraulico ad essa collegato attinge dalla riserva tutta l acqua necessaria e la cascata sparisce. Una possibilità, quella di vederla, che viene presclusa sempre più spesso a causa del clima. Noi per fortuna riusciamo ad assistere alla magia da un suggestivo punto panoramico, con vista sulle alte pareti calcaree che cingono lo sbalzo, raggiungibile oltrepassando la pozza d'acqua cristallina alla base.
L’Arma du Cupà invece, che si trova sulla sommità del sentiero dal quale siamo arrivati, è sicuramente la caverna più spettacolare di tutte quelle presenti nei dintorni: con i suoi mille metri quadrati di superficie offre la possibilità di addentrarsi con estrema facilità nelle sue viscere, tra stalagmiti, diramazioni e nicchie. Al suo interno sono stati rinvenuti reperti di ceramiche dell’età del Ferro, insieme a tracce di focolari, oggetti vari e resti di ossa umane. Una curiosa figura però si rivela l'emblema più suggestivo del sito: l'idolo della Val Ferraia, ovvero un "bel belino" in pietra per dirla in parole povere! Un simbolo fallico di modeste dimensioni che si suppone esser stato al centro di rituali pagani legati alla fertilità. Per la gioia di noi maschietti però, poco distante da questa formazione rocciosa, un camino in calcite gli fa da riflesso proponendo alla vista un altrettanto singolare simbolo della fertilità femminile, a perenne suggellamento dell'unione vitale. Usciti dall'Arma ci dirigiamo verso il settore Nord-Ovest del percorso, oltrepassando la galleria artificiale che prima vi avevamo menzionato. Con una lunghezza di circa 80 metri e sviluppata in salita, data la scivolosità del manto al suo interno, è consigliabile percorrerla con una torcia.
Dall'altro lato il sentiero continua a risalire la pendice ultima del tratto, opzionando una deviazione sulla destra che conduce sopra le sponde del lago artificiale del Ferraia, quasi unico invaso di modeste dimensioni della provincia imperiese.
Da qui in poi la carrareccia si trasforma in strada bianca (dove è possibile anche lasciare l'auto per raggiungere questa località più comodamente ) che si collega alla via del rientro sulla provinciale Aquila d'Arroscia - Caprauna.

Percorso in numeri

h 3:30

Percorrenza

9,60 Km

Durata Percorso

500 mt

Dislivello

Gallery Percorso

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