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I Percorsi delle Erbe: Cosio d'Arroscia

Cosio D'Arroscia

In questo itinerario di oggi faremo visita a due paesi ma, visto la quasi assenza di tracciati boschivi che uniscono Cosio D'Arroscia a Mendatica, decidiamo già in fase di pianificazione di optare per un tour urbano nel primo comune e di un percorso "dei nostri" per raggiungere il secondo. Con noi oggi c'è la mamma di Luca, Gabriella, che ha deciso di prendersi qualche ora di svago. Lasciamo l'auto in uno slargo sulla provinciale e imbocchiamo una traversa in salita sulla nostra sinistra seguendo l'indicazione "Castuum Cuxii". Cosio D'Arroscia infatti è un paese molto antico di cui si hanno tracce sin dal periodo dell'impero romano, dove venne insediato un accampamento di soldati che per diverso tempo stazionarono nel borgo. Durante il medioevo passò sotto la dominazione dei signori di Clavesana che potenziarono la fortezza romana, erigendo un castello, completamente distrutto, si dice, dalla ribellione dell'allora popolazione inferocita dalle vicende locali.
Attraverso una delle viuzze che si diramano a destra, ci inoltriamo nel centro storico che si presenta ancora intatto, nonostante si incontrino alcune case diroccate e in stato di abbandono. Una delle prime cose che salta all'occhio è l'allestimento di piccoli angoli museali a cielo aperto, contenitori di alcuni manufatti appartenenti alla civiltà rurale e contadina del passato. Ogni angolo del paese parla delle sue tradizioni; piccole rappresentazioni di vita quotidiana, con l'ausilio di manichini vestiti a tema, ravvivano le vie cittadine.
Scendendo per via alla chiesa dapprima si incontra il museo dedicato a Piero Simondo, artista dei primi del Novecento a cui si attribuisce la nascita del movimento Internazionale Situazionista (movimento filosofico-sociologico ed artistico marxista libertario) e, nello stesso stabile, è allestito anche il primo spazio espositivo raffigurante la vita quotidiana, inerente al grano.
Lo snodo delle viuzze si fa sempre più intricato, nascondendo tesori architettonici come l'Oratorio dell’Assunta, fiancheggiato da un campanile che un tempo fungeva da torre di avvistamento per i soldati romani. Proprio nelle immediate vicinanze troviamo il museo delle erbe "In Herbis Salus", esposizione che rende omaggio all’antica tradizione erboristica del territorio, mantenuta in vita anche da alcune ricette culinarie locali.
Nella Valle Arroscia e nella Valle Argentina, dove
l’ambiente mediterraneo si incontra con la catena
delle Alpi, si annoverano due terzi della flora Europea.
Ciò che si apprende visitando il museo è proprio il gran
numero di varietà che si possono contare sul territorio;
il forte dislivello altimetrico (dai 190 ai 1970 mt),
il soleggiamento e la ventilazione particolare creano una serie di microclimi che, uniti alla composizione geologica del terreno, si sono storicamente rivelati ottimali per la produzione di piante aromatiche e medicinali.
Un piccolo aiuto che ci guida alla scoperta delle bellezze del borgo è una mappa illustrativa del centro storico riportante i numeri di dove sono localizzati i punti salienti del tour, che noi vi riproponiamo qui di seguito:
Girovagando alla ricerca di tutti i luoghi suggestivi che questo mini tour ci fa scoprire ci dirigiamo in una piazzetta nella quale a far da protagonista è un antico lavatoio, un po'insolito a dire il vero.
Ci siamo sempre imbattuti, da quando stiamo sviluppando il nostro progetto, in lavatoi pubblici abbastanza anonimi, senza fronzoli di sorta, probabilmente perchè si è sempre pensato alla fruibilità del manufatto e non alla sua connotazione artistica.
Qui è diverso invece; la zona centrale nel quale è collocato già fa pensare a quanto l'importanza dell'acqua era al centro delle vicende paesane tanto da collocare il lavatoio in uno dei posti più nevralgici dell'abitato. L'antico manufatto è composto da un unico piano inclinato che confluisce in 5 vasche singole ed indipendenti, così da poter garantire un'unica "postazione" per ogni lavandaia. Anche al momento del nostro passaggio, a lato e su di un muretto, ci sono delle forme di sapone di Marsiglia, indice che qualcuno ancora oggi si reca a lavare qualcosa qui. Ci colpisce il dipinto che si trova sulla colonna circolare posta al centro del lavatoio sul quale sono raffigurate delle donne al fiume intente a lavare i panni. Una targa a lato ci indica il luogo come appartenente al museo diffuso "I Volti Dell'Ubagu" e noi indaghiamo visto che non ne abbiamo mai sentito parlare.
Al fine di far riscoprire le tradizioni e la cultura dei paesi dell’entroterra, è nato alcuni anni fa il Museo del Territorio “I volti dell’Ubagu”: un fantastico percorso alla scoperta di valori legati alle specificità paesaggistiche, culturali e artistiche della Valle Arroscia, la più interna del Ponente Ligure. Con i suoi itinerari tematici permette di evidenziare a colpo d'occhio i luoghi di interesse che possiamo riepilogare così: a Mendatica troviamo “La casa del Pastore”, a Montegrosso Pian Latte “Il Museo della Castagna”, a Cosio d’Arroscia l'appena visitato “In Herbis Salus”, a Pieve di Teco “ Le Maschere di Ubaga”, a Rezzo (fraz. Cènova) “Strade di Pietra” che abbiamo visto in un escursione precedente insieme ai ragazzi di "Interra Bio", a Ranzo: “L’arte dei Guido da Ranzo”, ad Aquila d’Arroscia “Il Laboratorio Archeologico Val Pennavaira”. L’ubagu, nei dialetti del Ponente ligure indica un luogo selvatico, nascosto, esposto a settentrione, contrapposto alla luce e alla solarità dell’ “aprico”. Questa dualità identifica la filosofia museale de “I volti dell’Ubagu”: la contrapposizione e l’indissolubile sinergia tra i luoghi della zona costiera e le aree interne dell’entroterra, meno conosciute e inclini, per tradizione, ad una maggiore riservatezza. Ed è proprio questa caratteristica che spinge il visitatore a scoprire angoli di Liguria che riservano piacevoli sorprese, storie lente ma costanti, dettate dalle naturali scenografie costruite stagione dopo stagione, con le loro tradizioni millenarie, i paesaggi dall’ampio respiro naturalistico, la cultura contadina, le loro chiese, gli antichi borghi intatti: gli altri volti della Liguria insomma, quella più schiva che però oggi ha voglia di farsi scoprire. Una proposta che vuol tessere per il territorio una rete di punti focali per non far cadere in abbandono le tradizioni e le usanze locali. Ci spingiamo oltre e, oltrepassando alcuni archivolti e portali in pietra nera, raggiungiamo la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. La chiesa fu costruita nella prima meta del XVII secolo in forme tardo rinascimentali; ricostruita nel Seicento sul preesistente edificio quattrocentesco di cui restano solo alcune tracce di colonne ai due lati dell'ingresso e due capitelli posati ai piedi dell'altar maggiore.
All'interno non troviamo riferimenti di particolare spicco se non una cinquecentesca tela raffigurante i Misteri del Rosario. Usciamo dall'edificio e ci godiamo una panoramica sul paese incorniciato dalle bianche vette delle Alpi Liguri. Ripercorriamo i nostri passi per le viuzze ombrose e torniamo all'auto, in direzione del Santuario della Madonna dei Colombi, a poca distanza da qui, dove inizieremo la nostra camminata.

Route in numbers

h 1:00

Journey

2,50 Km

Route Duration

90 mt

Difference in altitude

Gallery Path

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