h 3:00
Tempo di Percorrenza
8,40 Km
Lunghezza Percorso
210 mt
Dislivello
L'argomento "Lupo" ci affascina da sempre, in primis per la bellezza dell'animale in sè, tanto mitizzato quanto temuto e, per certi versi, anche troppo spesso allontanato dai suoi territori di origine. In occasione dello sviluppo su mappa di questo percorso, abbiamo coinvolto Pietro Saccone, grande appassionato della specie e membro dell'associazione "Io Non Ho Paura Del Lupo". Approfittando della sua esperienza, gli abbiamo chiesto di accompagnarci nelle zone in cui il "Canis lupus italicus" è solito aggirarsi e, data la particolare attenzione nella preservazione del lupo negli ultimi anni, non ci siamo stupiti che frequenti aree così vicine all'abitato. Parliamo comunque di un animale elusivo e proprio per questo motivo, davvero difficile da incontrare. Ci accontenteremo quindi di ipotizzare, seguendo alcune tracce, quali sono i suoi movimenti sulle alture delle Manie, l'altopiano del finalese per antonomasia. Non è escluso di poterlo avvistare ma per farlo sarebbe necessario spostarsi nelle aree meno frequentate dall'uomo, dove il branco si sente al sicuro. Rimane comunque un evento raro, tant'è che studiosi e appassionati organizzano vere e proprie "spedizioni" e appostamenti per poter ammirare il lupo indisturbato e magari scattare qualche fotografia. La nostra zona di azione ha inizio dal ristorante "Ferrin" proprio sulla strada provinciale. Attraversato il cortile esterno della location, proseguiamo nel prato e ci affidiamo alla segnaletica (rara purtroppo) del percorso 6+. Pietro si rivela un ottimo cicerone per le tre orette buone che seguono. Come abbiamo appurato durante la stesura del precedente progetto sulle aree della Finale Outdoor Region, precisamente visitando il Museo Archeologico del Finale, il lupo abitava le nostre zone all’inizio dell’ Antropocene, l’era in cui l’uomo affinò tecniche di caccia sempre più minuziose. Sicuramente abbiamo avuto un ruolo cardine nell'evoluzione della sua storia perchè da quel momento in avanti è scomparso. Il suo ritorno, avvenuto agli inizi degli anni 90 del secolo scorso, è stato un arricchimento per la biodiversità faunistica ligure. Presenza gradita o meno, il lupo, specie protetta, è tornato sui monti liguri. Perfettamente integrato nell' habitat del nostro entroterra che perlustra di notte, il lupo non si aggira mai da solo (tranne nei casi in cui va' in dispersione); tra i crinali e le selle boschive del savonese si contano un paio di branchi di sei/sette individui attirati dall’abbondante fauna selvatica cacciabile in un vasto areale.
Inoltre il lupo tende ad autoregolare la quantità di membri del branco in base alla disponibilità di cibo, ed è per questo motivo che il loro numero non potrà mai crescere all'infinito. Raggiungiamo di buona lena la sommità del Bric Dei Crovi dove, in corrispondenza di un trivio, sormontiamo la sella panoramica e troviamo alcune tracce di escrementi lasciati da qualche lupo giorni e giorni prima del nostro passaggio. Le fatte di lupo sono diverse da quelle del cane, riconoscibili in quanto più grosse e piene di pelo; sono quasi nere e presentano una matrice organica se fresche, mentre rimangono solo i peli se datate. Anche il lupo, come la volpe, lascia gli escrementi in zone evidenti, come ceppi di alberi, pietre o ciuffi d'erba e lo fa per marcare il territorio. Parliamo di un canide versatile, si adatta alle condizioni ambientali molto facilmente, tanto che ad oggi ha colonizzato anche zone di pianura a loro volta abitate da ungulati selvatici.
La risalita dall'Abruzzo lungo l'Appennino gli ha permesso di stabilirsi in Liguria principalmente per due motivi: il primo, ed il più ovvio, è perchè i nostri boschi sono abitati da molti cinghiali, la cui introduzione per scopi venatori ha sicuramente favorito questa scelta, in secondo luogo perché ha trovato moltezone selvagge pressoché disabitate, dove potersi riprodurre in totale sicurezza. Come documentato nelle diverse edizioni della nostra rivista, con più del 70% del suo territorio ricoperto da boschi e foreste, la nostra regione si colloca ai primi posti in Italia per superficie forestale. Risulta quindi il posto perfetto per il ripopolamento della sua specie e del quale dovremmo rallegrarci in previsione del delicato equilibrio che va pian piano ristabilendosi.
Dal Bric dei Crovi ci dilunghiamo lungo il percorso dell'Alta Via del Golfo dell'Isola per raggiungere il più alto Bric dei Monti. Una carrareccia di facile percorrenza che ci permette di attraversare la provinciale Finale Ligure - Manie - Voze - Spotorno e a ri-immetterci nel bosco. La vegetazione circostante cambia repentinamente, dal brullo e soleggiato versante Sud con vista panoramica su Punta Crena da una parte e Noli dall'altra, passeremo al più ombroso e sottoesposto pianoro di Magnone, caratterizzato da piccoli pascoli e prati e da una macchia mediterranea di più alto fusto, con Pini d'Aleppo, Caprifoglio e Ginestre con qualche intrusione di Castagni.
Il dialogo con Pietro durante la nostra trekkinata è prezioso per conoscere non solo i fatti ma anche le ipotesi che circolano intorno al lupo; per esempio c'è chi sostiene che possa essere tornato "a casa" sui nostri monti a seguito dell’introduzione da parte degli ambientalisti.
Una fake news davvero colossale: "l'argomento viaggia sempre sul filo del rasoio e a parlare spesso sono incompetenti che sfruttano il loro momento di notorietà".
Ci sono varie associazioni - spiega - che seguono da decenni, lo spostamento dei lupi in Italia. Alcuni progetti europei poi come Life WolfAlps EU, hanno lo scopo di monitorare la presenza del lupo nelle aree alpine, dove l'uomo abita e lavora. Attività che in collaborazione ad ISPRA hanno promosso e coordinato il monitoraggio nazionale da noi riportato, per raccogliere più informazioni possibili affinchè la ricerca possa compiere studi sempre più precisi ed approfonditi in materia. Il fenomeno naturale che ha permesso nuovamente il suo ingresso nel nostro ecosistema regionale, è stato quella della dispersione degli esemplari più giovani che, allontanandosi volontariamente dai propri genitori, hanno creato a loro volta un nuovo branco. Continua Pietro: "parlare del lupo è di moda, soprattutto sui social, dove sono frequenti articoli allarmisti che fanno cronaca e creano velocemente click e disinformazione". Generalmente il lupo viene fatto passare per pericoloso cavalcando la scia delle ben note fiabe e dei preconcetti instillati in noi da bambini. Nonostante poi questi articoli siano privi di fondamenta, il pubblico reagisce alla solita maniera . Continua Pietro: "Pensate che, per assurdo, nei boschi si contano molte più aggressioni di cani ai danni dell'uomo che di lupi". E' importante quindi dare informazioni corrette, verificate e che permettano una giusta coesistenza nel bosco da parte di tutte le specie selvatiche con l'uomo. Con ognuna di esse, sia che si tratti di razze erbivore o carnivore, occorre osservare alcune regole basilari: mai dare loro del cibo, non inseguirli, non gridare o non importunarli ma rispettarli e non avvicinarsi ai cuccioli, men che meno toccarli.
Raggiungiamo ora Prà Antonio, poco sopra alla nostra prossima meta e ci godiamo il panorama che questa volta spazia attraverso l'ampio entroterra di Noli-Spotorno, con Vezzi Portio e il Monte Mao che rubano la scena all'azzurro del mare. Dopo una breve sosta ristoratrice, torniamo verso un bivio ignorato in precedenza e ci dirigiamo verso il Bric Dei Monti prima e il colle della Battagliola poi. Stiamo percorrendo buona parte del Sentiero Natura (6, 14, 6+) che si dirama all'interno del "SIC Finalese-Capo Noli" con l'intento di toccare i punti più caratteristici e panoramici della zona.
Dal Bric dei Monti proseguiamo dunque su falsopiano sino ad arrivare in località Andrassa, termine dialettale che significa "voragine". Questa valle è famosa per la presenza di alcune grotte dove speleologi ed esperti amano calarsi. Alcuni cenni storici ci collocano temporalmente all'epoca del papato di Gregorio III, circa nel 700 d.C., quando San Bonifazio diffonde la Chiesa di Roma nei paesi germanici, avvalorando l'idea che il lupo è un'incarnazione di Satana. La figura di questo canide, rappresentato più volte come fedele servitore del dio Wotan (dio della morte e della Guerra) con gli occhi assetati di sangue, viene immediatamente associata al male. Lo stesso San Francesco, noto per essere il protettore degli animali, in una storia che lo vede protagonista si trova a difendere i cittadini di Gubbio, gli eugubini, dal temibile lupo che si aggira nel circondario. San Francesco ovviamente lo ammansueta e infine lo porta in paese dove tutti i cittadini si rendono conto di quanto è cambiato. Non sono stati molti però i popoli a tollerare il lupo nelle loro terre, un po' per paura che attaccasse il bestiame e un po' perchè temevano per la propria incolumità. Nel corso dei secoli è quindi stato confinato in aree sempre più ristrette fino a rischiare di scomparire del tutto.Un altra delle cause dell'esiguo numero di esemplari presenti sul territorio è il fattore bracconaggio nonostante il lupo sia stato dichiarato “specie protetta” a partire dal 1971 con un Decreto Ministeriale (detto “Decreto Natali”) e successivamente riconfermato nel 1992 con la Direttiva Europea n.92/43/CEE e la nostra L.N. 157/92, riguardante l’attività venatoria su tutto il territorio nazionale. Si stima che in Italia una delle principali cause di morte del lupo sia riconducibile ad attività illegali di bracconaggio, attraverso l'uso di armi da fuoco, lacci e bocconi avvelenati.
Con la sua decimazione l'equilibrio con la fauna erbivora è venuto drasticamente a mancare, lasciando campo a questi ultimi, cresciuti di numero in modo incontrollato, di arrecare maggiori danni alle colture. Sui profili regionali legati all'agricoltura vengono riportati dati allarmanti riguardo al flusso migratorio degli erbivori: una drastica mancanza di cibo non più sufficiente a soddisfare le esigenze di tutti gli individui, li ha obbligati ad uno spostamento collettivo volto alla ricerca di nuove fonti alimentari. La diretta conseguenza di questa migrazione è una minore biodiversità del bosco e indirettamente maggiori danni al comparto agricolo. Anche il lupo come abbiamo visto può far danni, in questo caso agli allevatori.
Nell'ambito del progetto LIFE WolfAlps EU è partita un'attività di formazione/informazione, anche con fornitura di materiale antipredazione in comodato d'uso temporaneo (a seguito di evento predatorio) supportando l'allevatore e stimolando l'uso dei sistemi di prevenzione consigliati. Leggendo tra le varie attività che vengono svolte per sensibilizzare la comunità nei confronti di questa preziosa creatura, ci imbattiamo in un progetto davvero interessante, in linea con il nostro interesse principale: camminare!
Veniamo a conoscenza della redazione del primo catalogo di viaggi a piedi che ha come tema la coesistenza fra persone e lupi sulle Alpi: sette itinerari zaino in spalla nelle otto aree protette alpine allo scoperta della natura e della cultura dei territori in cui il predatore ha fatto ritorno dopo oltre un secolo di assenza. Per ogni cammino è previsto un momento di discussione con esperti sul lupo, siano essi ricercatori, pastori o guardiaparchi. Potete trovare maggiori info su viaggiemiraggi.org.
Al contrario di come si è sempre pensato, quindi, il lupo può diventare addirittura una risorsa economica per quelle zone che vogliono aprirsi al turismo consapevole. Negli ultimi 10 anni poi si è rilevato un aumento di individui presenti su tutto il territorio nazionale, oltre che nel nostro entroterra. Secondo il biologo dell'Università di Roma, Luigi Boitani, i lupi aumentano perché in Italia per loro c'è molto da mangiare, con cinghiali, cervi e caprioli che proliferano e anche perché è diminuita l'agricoltura di montagna lasciando zone prive del suo antagonista d'eccezione: l'uomo. Il fenomeno recente della peste suina ha contribuito poi in modo ancora più determinante alla fornitura di cibo, rendendola più semplice, andando ad indebolire sempre più capi facendoli risultare facili prede. L'opzione più gettonata da chi parla senza conoscere la materia, per limitare la crescita del numero dei lupi, è quella relativa alla caccia di selezione (come già si applica per altro tipo di animali). Gli esperti invece la reputano una scelta imprudente che potrebbe provocare un aumento incontrollato della predazione nei confronti del bestiame domestico in quanto abbatterebbe la gerarchia del branco e porterebbe i lupi più giovani a riprodursi incondizionatamente.
Esiste un modo per poter proteggere il bestiame domestico da eventuali attacchi? Con questa domanda tocchiamo nel vivo Pietro che ci risponde cosi: "Siamo arrivati, come era ovvio fosse, alla domanda più difficile di tutte - all'apparenza - le condizioni attuali della fauna presenti nei nostri boschi è sempre soggetta a periodi altalenanti dove tutto è l'opposto di tutto. Troppi lupi nuociono al bestiame, troppi cinghiali, daini e caprioli nuociono ai raccolti e così via. Se da un lato la caccia di selezione aiuterebbe in un verso, dall'altro bisognerebbe implementare la conoscenza sul come difendere le greggi. Le soluzioniprincipali sono un paio, riconducibili sommariamente all'installazione di recinzioni elettrificate, oppure altro tipo di recinzioni metalliche con altezza massima di metri 2, dotate di sistema antisalto, che consiste nel ripiegamento per 50 cm della parte apicale della rete verso l'esterno, alla quale si associa un sistema anti intrusione verso il basso, ovvero con un interramento di altri 50 cm di rete. Anche l'impiego di cani da guardiania, opportunamente inseriti nelle greggi/mandrie e gestiti secondo precise linee guida, si rivelano lo strumento di prevenzione più efficace per tutti coloro che utilizzano pascoli estensivi.
Per adottare queste strategie è consigliabile farsi guidare da tecnici competenti, in modo da raggiungere risultati veri e concreti. Regione Liguria ha attivato una richiesta di contributo per la messa in opera di strutture atte alla prevenzione dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole, con il quale è possibile provvedere a fare richiesta. Citiamo il centro sud Italia come esempio da seguire sotto il profilo di prevenzione: il lupo è sempre stato presente, perciò le tecniche preventive non sono mai state abbandonate. Diversa la situazione nel nord Italia dove, per circa 70 anni, si è lavorato indisturbati senza la presenza del lupo, mandando nel dimenticatoio l'abitudine di prevenirne gli attacchi. Per chi lavora con il bestiame non è assolutamente facile convivere con la presenza del lupo e questi soggetti vanno e devono essere aiutati. In alcune zone (quest'anno Orobie e Mont Avic) è attivo il progetto Pasturs, dove volontari formati vengono inviati in sostegno di aziende zootecniche per installare recinti e gestire i cani, vivendo l'esperienza direttamente sul campo, si contano notevoli passi avanti su questo argomento. "Credo si possa dire senza problemi che la soluzione migliore per la gestione dei conflitti sarebbe istituire un tavolo di lavoro dove radunare tutte le parti prese in causa: istituzioni, mondo venatorio, allevatori, studiosi, guardiaparchi etc, volerebbero gli stracci ma alla fine ne uscirebbe una soluzione".
E' di maggio 2022 il primo monitoraggio nazionale del lupo: ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) stima la presenza del lupo in oltre 3.300 esemplari in Italia.
Un numero che si aggira attorno ai 950 individui si muove nelle regioni alpine, mentre sono quasi 2.400 quelli distribuiti lungo il resto della penisola.
Possiamo affermare quindi che anche la nostra regione ospita un buon numero di lupi e che tutti noi abbiamo il dovere, quanto meno, di informarci sulla sua specie. L'informazione, come in ogni campo, è il primo passo per apprendere le nozioni base che ci permetteranno di divulgare notizie reali, quindi fate come noi: "Due Zaini e Un Camallo non ha paura del Lupo".