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h 4:30

Tempo di Percorrenza

11,00 Km

Lunghezza Percorso

610 mt

Dislivello

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L'avvicinamento verso il punto di partenza del sentiero avviene in una zona che abbiamo percorso già diverse volte, ovvero nel circondario di Balestrino.
Dobbiamo dirigerci in auto in prossimità del Poggio Grande mediante una carrareccia dove sorge il santuario intitolato alla Madonna della Riconciliazione e della Pace, voluto dai fedeli per commemorare l'apparizione della Madonna a Caterina Richero, avvenuta attorno agli anni '50 del secolo scorso. Il nostro sentiero ha inizio proprio a lato della costruzione, sulla destra, direzione monte Acuto. Essendo già in quota (790 m slm) la via di andata non presenta alcun tipo di difficoltà relative al dislivello, se non una discesa continua sino quasi alle porte di Peagna, unica frazione del comune di Ceriale.
Quello che ci accompagnerà lungo il tragitto sarà un segnavia triangolo rosso con due bande verticali seguendo la via che percorre il crinale rivolto a sud, verso l'inconfondibile vetta del monte Acuto. Una giornata di maggio soleggiata e dal cielo terso fa da perfetto contrasto al verde delle colline punteggiate da arbusti e rocce vive. Dopo nemmeno 600 metri dalla partenza veniamo attratti dallo scampanellio di alcuni animali al pascolo. Grandi prati si aprono lungo il percorso, fornendo foraggio fresco a un gruppetto di simpatiche mucche pezzate rosse italiane; da latte insomma. Siamo molto cauti nell'avvicinamento, una mucca al pascolo in genere non è pericolosa, solitamente si ferma e fissa incuriosita gli avventori per tornare poi a brucare l'erba con la pacatezza che la contraddistingue, ma non si sa mai.
Il panorama che si gode dalla radura abbraccia per intero la cresta montuosa che lascia intravedere tutto il sentiero che ci guiderà fino ai piedi del Monte Acuto per poi dirigersi dritto verso il mare.
Volgendo lo sguardo alla nostra sinistra possiamo ammirare l'inconfondibile profilo del castello di Balestrino, arroccato proprio sopra il borgo abbandonato; poco più a valle troviamo il nucleo di Barescione di Toirano, per poi spingerci sulla costa dove la Marina di Loano chiude l'orizzonte.
Lasciamo alle spalle lo scampanellio delle mucche, che via via non sentiremo più, per inerpicarci su una sassaia presso la quale affronteremo un paio di passaggi che ricordano molto quelli delle zone alpine. Raggiungiamo una parete calcarea, la attraversiamo al centro e ci accorgiamo che, presso un masso coricato orizzontalmente, vi è una grossa scritta rossa riportante la dicitura “Termopoli“. Fonti attendibili, riportate sulle cartografie Napoleoniche custodite presso il Comune di Loano, ritraggono queste zone come accampamento francese prima del compiersi della famigerata "Battaglia di Loano", avvenuta a fine '700.
Nel 1795 infatti, per cinque mesi, le truppe francesi dell'armata d'Italia si stabilirono lungo la cresta del Monte Acuto creando una linea difensiva di oltre 40 km che partendo da Borghetto Santo Spirito raggiungeva l’alta Valle del Tanaro. "Termopoli" era un appellativo riportato tra i toponimi di quegli stazionamenti.
Lungo il percorso tanti sono i segnavia che incontriamo, impossibile perdere la via. Continuiamo ad attraversare prati adibiti al pascolo quando da dietro una roccia sbucano 4 cavalli selvatici, che emozione!Uno di loro si avvicina per farsi grattare un pochino il muso. Avevamo già assistito ad uno spettacolo del genere in una delle nostre escursioni sul Monte Carmo, quando arrivati in cima dopo una fitta nebbia, oltre a comparire il sole si erano avvicinati 4 splendidi esemplari. Ovviamente va posta cautela, evitando di stare dietro alle zampe posteriori efacendo attenzione a non dargli cibo. Nei pressi del pascolo compare una bella casella di notevoli dimensioni. Generalmente le si trova piccole e dall'imboccatura stretta, tipicamente a forma di "trullo". Pochi metri ancora e, alle pendici del Monte Acuto, sulla nostra destra, un bivio segnalato con il segnavia "doppia x rossa", si stacca dal percorso principale tagliando orizzontalmente il pendio. Rinominato il "Sentiero delle Fontane", cominciamo la nostra discesa all'interno del “Sistema Ambientale del Poggio Grande”. Questa valle, scavata dal Rio Ibà, nasce dal retrostante Poggio Ceresa ed è laprosecuzione a monte del Rio Torsero.
Una valle di origine carsica, caratterizzata da numerosi corsi d'acqua ma che si ingrossano o sono in secca a seconda della stagione e che come territorio fa parte del SIC “Monte Acuto – Poggio Grande – Rio Torsero”. Un sito importante soprattutto per la presenza di specie vegetali rare e protette da direttive internazionali; un buon numero di esse sono endemiche come la Campanula Sabatia o le numerosissime orchidee selvatiche.
Sul sito www.catastogrotte.net, da noi già evidenziato in altre occasioni, lungo questa valle è possibile scoprire alcune cavità e grotte, tra cui il Buranco di Peagna, il Pozzo di Paramura e il Pozzo dei Tecci.
Chiaccherando sulla presenza di molte caselle proprio in questa zona, raggiungiamo la frazione di Ceriale, Peagna, non prima di effettuare uno strappo finale che ci porta su strada asfaltata. La borgata di Peagna, in puro stile medioevale, vede la Chiesa di San Giovanni Battista, di origine trecentesca, quale suo monumento più importante. Nel corso dei secoli la frazione si formò dall'unione di alcuni nuclei rurali che si trovavano nelle immediate vicinanze tra cui annoveriamo Antio, Beverello, Paerno, Borbena e Capriolo. Succesivamente il nome Peagna derivò da "peda" e "nea" (guado), dovuto all'attraversamento di un torrente ai margini del quale sorge la fonte Anthia. Secondo un'antica leggenda - che a dire il vero ricorre spesso nella tradizione ligure - il borgo accolse in primis gli abitanti di Capriolo, abbandonato per un'invasione di formiche rosse in tutte le abitazioni.Girovagando per il nucleo abitativo ci imbattiamo nel museo paleontologico "Silvio Lai" dove sono conservati dei fossili provenienti quasi esclusivamente dall'area della Riserva naturale regionale del Rio Torsero.
Dal Museo proseguiamo su Via Tecci e Paverne percorrendo un nuovo tratto di strada asfaltata, seguendo il segnavia "cerchio rosso vuoto" o quello con la sigla "P1". Incrociando un tornante che curva a destra ci imbattiamo in una palina verticale che indica il Pizzo Ceresa "P1", per dirigerci sul versante opposto della Valle. Lungo il selciato che serpeggia in salita troviamo le fantomatiche caselle, alcuni ponti ad arco e le carbonaie.
In circa 20 minuti di trekkinata, attraversato uno dei ponti indicati, raggiungiamo i ruderi della Casa Trinchella, dove sono presenti alcuni tavoli da picnic.
Su questo sito una leggenda narra che il teccio adibito a casa venne costruito da un ex marinaio stanco della vita del mare, preferendo rifugiarsi in un luogo da cui non fosse possibile nemmeno intravederlo.
Oltrepassata l'area picnic adiacente, ci imbattiamo in un bivio con due cartelli:
a sinistra il Poggio Ceresa per via "Sentiero Natura P1", e a destra la "Variante Santuario M.Croce P1". Alla vista la seconda scelta non è la migliore ma sicuramente è la più breve per ricondurci all'auto. Saliamo di quota molto velocemente, affontando quasi 250mt di dislivello in circa mezz'ora, intenti a destreggiarci come caprette sul fondo sconnesso del versante meridionale del Poggio Grande.
Cisti e cespugli arborei sono spesso di intralcio sulla via che corre a zig-zag lungo le pendici fino a reincontrare il paesaggio carsico che abbiamo attraversato all'inizio della giornata. Dal basso si scorgono i tralicci dell'alta tensione nei pressi della Termopoli: siamo quasi arrivati! Un paio di curve a gomito ci portano sulla direttissima che dal santuario di Monte Croce volge per il Pizzo Ceresa e, tenendo la destra, arriviamo a destinazione.

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