h 2:10
Tempo di Percorrenza
7,00 Km
Lunghezza Percorso
210 mt
Dislivello
Oggi vi portiamo alla scoperta di un itinerario scovato sul sito istituzionale del comune di Garlenda che ha da subito affascinato Luca per via di alcuni tratti di percorso che attraversano il rinomato Golf Club, l'unico della zona.
Lasciamo l'auto presso Piazza Partigiani, dove troviamo posto a fatica.
Questa volta il Camallo si è dimenticato lo zaino a casa! Per fortuna il trekking è semi urbano e un piccolo bar nei pressi della piazza è fonte di salvezza per l'acquisto dell'acqua.
Seguiamo la segnaletica "due quadrati rossi" direzione Borgata Castelli.
Ci troviamo in Borgata Ponte il cui nome deriva dal ponte medioevale che sovrasta il rio. Basta attraversarlo per ritrovarsi subito in una località diversa, Regione Bauso.
Lo sterrato che imbocchiamo dura un breve tratto, infatti dopo aver percorso una curva in salita attraverso il bosco fitto e umido, ci si ritrova dapprima su di una carrareccia, e successivamente su asfalto. Ci accorgiamo immediatamente, data la presenza di numerose vie che si susseguono, che Garlenda è un insieme districato di borgate e contrade. Un po' confusionario per i nostri gusti ma sicuramente particolare. Seguiamo direzione nord ovest fino in Borgata Cantone dove praticamente incontriamo il primo bivio dell'itinerario che segna addirittura la presenza di una Ippovia (sentiero a cavallo). Nonostante il caldo torrido non mancano di certo zone d'ombra, ogni strada ha file e file di alberi ben tenuti che costeggiano le vie. Passiamo sotto l'arco di una casa seguendo le indicazioni per San Bernardo. L'acciottolato che attraversa e taglia la montagna diventa uno sterrato praticamente privo di difficoltà. Sfociamo su di un tornante che alle spalle ci regala una bella vista sul paese e su alcuni green del Golf Club. Risaliamo quindi il sentiero e, dopo un paio di tornanti, troviamo davanti a noi una vasca irrigua di grandi dimensioni; svoltiamo a sinistra. Di per se' in questo tratto non troviamo punti di interesse da segnalare e proseguiamo immersi nel bosco.
Scolliniamo in fretta e ritroviamo l'asfalto e un agglomerato di case, Borgata Castelli, la più alta del comprensorio. Da qui la vista che si apre sulla vallata è davvero suggestiva!
A pochi passi dal punto panoramico un'altra palina indirizza la nostra curiosità sulla cappella di Santa Caterina, piccola chiesetta posta alla sommità della collina, tra fasce d'ulivi e prati verdi. Meta di ritrovo per gli abitanti del luogo durante la festa che ricorre ogni anno, l'edificio sorge in posizione strategica e si narra che parte della sua ricostruzione, datata 1562, venne effettuata utilizzando alcuni resti del vicino castello dei Lengueglia, ormai ridotto in rovina.
Ritorniamo quindi su asfalto e proseguiamo in direzione della particolare torretta campanaria dell'Oratorio dei Santi Sebastiano e Fabiano dove un'anziana signora ci racconta che da bambina aspettava con ansia la festa di San Sebastiano per ritrovarsi con i parenti e amici per festeggiare insieme e conservare alcuni avanzi per il pranzo del giorno successivo, detto "pranzo di San Bastianin" in dialetto ligure. Percorriamo tutta via Castelli in piacevole discesa, lasciandoci per il momento i campi da golf alla sinistra ed il Resort La Meridiana (facente parte del circuito prestigioso dei Relais Chateaux) sulla destra, fino ad incontrare un altro edificio religioso degno di nota.Parliamo dell'oratorio di San Rocco, che sappiamo essere un "luogo del FAI", ed ecco perchè ci soffermiamo qui!
Salta subito all'occhio, anche dei meno avvezzi, l'elemento caratterizzante della chiesetta: il pulpito esterno. Cosa insolita per gli edifici religiosi dell'epoca, scopriamo che veniva utilizzato per predicare ai fedeli che si riunivano nel prato adiacente sotto alla grande quercia secolare (pianta elencata tra i monumenti nazionali e presente nella lista degli alberi monumentali italiani con i quali abbiamo già avuto a che fare tracciando uno dei nostri itinerari, precisamente nel comune di Bordighera). Degli elementi adorni dell’antica chiesa rimane solo il quadro, olio su tela, che raffigura la Madonna col Bambino, attorniata da San Donato, San Giuseppe, San Benedetto Revelli (Vescovo di Albenga nel 1885) e San Rocco con il cane.
Sotto l’immagine della Madonna uno scorcio di Garlenda alla metà del 1600, datazione dedotta dalla presenza della chiesa parrocchiale già ultimata. Nell’oratorio è custodita anche una statua lignea del Santo acquistata e portata dalla Sardegna dai paesani che avevano lavorato là nelle tonnare.
A questo punto abbiamo ampiamente superato metà del percorso che prosegue ora in direzione sud est fino a poco prima del ponte che sovrasta il Lerrone, affluente del più grande fiume Centa, dove prendiamo la sinistra per percorrere un sentiero insolito: entriamo di fatto dentro al Golf Club, in puro stile inglese.
Costeggiamo le buche n° 5, 4 e 3 in questo preciso ordine.
Lungo i bordi protetti da un'alta siepe, troviamo anche una pallina e ci viene la voglia di provare a giocare. Faremo solo dei danni però, forse anche per questo motivo di tanto in tanto sono affissi cartelli che richiamano all'attenzione i passanti della possibilità di trovarsi con un bernoccolo in testa!
Noi la mettiamo in tasca come ricordo del nostro passaggio sperando che nessun giocatore venga a reclamarla!
Se così fosse, chiediamo scusa, è stato più forte di noi!
Aumentiamo il passo e torniamo ben presto all'auto.
Nel fermare il nostro tracciamento .gpx del percorso però, ci cade l'occhio sul vicino museo della FIAT 500, che sorge a pochi metri dalla casa comunale. In tutti questi anni non ci siamo mai andati e cogliamo l'occasione per visitarlo. Un modo un po' diverso dal solito per concludere una trekkinata, che ha stupito molto anche noi stessi.Il bello della Liguria però è anche questo, trovarsi in contesti così simili tra un paese e l'altro ma non stancarsi mai di scoprire qualcosa di stravagante da raccontare.
Il museo della 500 "Dante Giacosa" si rivolge agli appassionati del "Cinquino", la piccola grande auto che ha segnato profondamente gli anni '60, dando vita ad uno spaccato di storia dell’Italia che si mise finalmente su quattro ruote e viaggiò verso la modernità.
All'ingresso troviamo subito alcuni pannelli dedicati appunto al progettista Dante Giacosa che nel 1953 ebbe l'intuizione di rielaborare un progetto tedesco che portò poi la FIAT sull'onda del successo che noi tutti conosciamo.
Entriamo così nello spazio espositivo vero e proprio che comprende la ricostruzione di una vecchia officina, una serie di vetrine contenenti modellini, componenti ed accessori, due postazioni in cui selezionare e visionare (grazie ad un facile menù touch-screen) brani di documentari, interviste, cronache di manifestazioni, spot pubblicitari. La parte interattiva assume poi un interesse maggiore offrendo la possibilità di fruire di un paio di simulatori di guida. Pur non essendo un "classico" museo dell'auto con showroom apposito, non mancano di certo alcuni esemplari in esposizione. Ciò che si può trovare all'interno delle sale è riconducibile alle vetture messe a disposizione dai soci, perfettamente funzionanti, generalmente scelte per le loro caratteristiche che le rendono esemplari unici, o quasi:
prima su tutti il valore aggiunto lo si riconduce al notevole stato di conservazione o del restauro eseguito a regola d'arte, oppure a rielaborazioni prodotte per pochi esemplari.
Nel palmares non mancano poi le 500 che hanno compiuto particolari imprese come gare o lunghi viaggi, oppure appartenenti a personaggi noti, sia a livello locale che nazionale.
Il vantaggio di annoverare poche vetture per volta (generalmente nelle sale restano solo alcuni mesi a seconda della disponibilità del proprietario), da la possibilità di avere sempre un parco auto vario offrendo la coriosità di tornare più volte a visitarlo.