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Lupus in Fabula e Grotta della Giara

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Oggi vogliamo stupirvi, cammineremo e scopriremo un chicca che in pochi conoscono!
Sorprendervi è da sempre il nostro intento ma oggi ci siamo davvero superati, andiamo per gradi!
Anche questa volta abbiamo coinvolto la nostra amica Giorgia Firpo, portatrice sana di sorrisi e di entusiasmo, dandole il compito di recuperare delle torce a led.
Lei è una che fa poche domande e agisce subito, della serie: fatti non parole!
Ci dirigiamo in auto sino a Toirano e superiamo il centro abitato per raggiungere in poco tempo le "Cave Marchisio" lungo la provinciale e, dopo circa 500 metri, nei pressi del primo grande tornante, lasciamo la macchina.
In piena curva, prendiamo il sentierino che sarà il nostro punto di partenza. Questo primo pezzettino di itinerario si chiama Lupus In Fabula e a fine racconto capirete il perchè o meglio, ve lo sveleremo noi!
Ci incamminiamo lungo un tratto battuto e pulito, caratterizzato dalla costante presenza del torrente Varatella qualche decina di metri sotto, alla nostra sinistra. Superato un primo ponte in pietra e una cascatina formatasi dalla presenza di una diga in cemento, procediamo lungo il tracciato immerso nel bosco, in leggera salita.
In men che non si dica raggiungiamo il ponte detto "Salto del Lupo" che sovrasta l'omonima gola e lo percorriamo tornando indietro verso il mare. Al termine del ponte attraversiamo la strada e imbocchiamo una carrareccia in leggera salita, punto di partenza del sentiero natura che troveremo ben segnalato con un rombo rosso. Siamo nel cuore selvaggio del Rio della Valle. Superiamo un paio di orti e altrettanti uliveti, ignorando sulla destra un altro sentiero che risale verso San Pietro ai Monti passando per il Monte Ravinèt, proseguiamo spediti fino a raggiungere una vecchia presa dell'acquedotto, presso le sponde del Rio Servàira, che scorre alla nostra sinistra. In questo punto un cartello informativo racconta alcune vecchie storie e leggende tramandate e sperse nel tempo sui lupi che da Calizzano scendevano a valle. Proseguiamo quindi per il sentiero di destra, in direzione Grotta della Giara. Da qui in avanti dovremo fare molta attenzione alla segnaletica, composta per lo più da torrette di ometti in pietra e alcuni ma rari bollini gialli. La pendenza del percorso aumenta e risale ripida nella fitta macchia mediterranea. Per ben due volte guadiamo il Rio Della Valle per proseguire lungo la sponda opposta, caratterizzata da una serie di tornanti invasi da vegetazione e alberi caduti, facile perdere la traccia. Guadagnando sempre più quota, la salita si fa più ripida e fortunatamente Giorgia, che per l'occasione ha con se lo zaino della sua piccola Ginevra, dispone di una scorta di caramelle zuccherate davvero utili al camallo, che non è troppo in forma! Raggiunta una sorta di valletta, il bosco si dirada lasciando spazio alla caratteristica macchia mediterranea, davanti a noi spunta la cresta rocciosa. Aggirato un costone sul quale è facile scivolare, ci imbattiamo in un ripidissimo pendio terroso, fragile e dissestato. Poco dopo troviamo un cavo elettrico blu molto spesso che scende direttamente dall'ormai vicina grotta, che avrà funzione di "traino" per aiutarsi ad arrivare in vetta senza improvvisarsi scalatori in erba. In 7/8 minuti arriviamo davanti all'entrata dell'ampia Grotta della Giara. In vetta tiriamo un attimo il fiato e chi ce l'ha, (la Vale no, manco a dirlo) si cambia per non rischiare di raffreddarsi, accendiamo le torce.
La grotta in questione è una delle più vaste del Toiranese creatasi nei millenni grazie alla canalizzazione delle acque che ne hanno eroso l'interno. Attualmente nella prima parte della grotta, quella che esploreremo, non troveremo la minima traccia di acqua. La galleria principale è ampia e ben illuminata per circa 250 metri, qui scopriamo la prima stalagmite, di forma tozza e panciuta a ricordare una giara, la quale darebbe la spiegazione del nome della cavità. La seconda formazione di calcare invece la troviamo più avanti, a ricordare una cascata a più balzelli. Siamo nel buio più totale ma l'ausilio delle torce ci permette di arrivare fino al termine della grotta dove scoviamo un piccolo chiusino che permette di continuare l'esplorazione a speleologi esperti, non a noi purtroppo.
Non ci aspettavamo di raggiungere una grotta tanto bella proprio in cima alla collina, che sorpresa! Il ritorno, agganciati al cavo blu prima e quasi di corsa dopo (per via dell'estrema pendenza), risulta particolarmente veloce.
Non ci siamo dimenticati della nostra promessa tranquilli, vi racconteremo ora una bella favola popolare tramandata nel tempo dalle memorie di nonna Pierina Pastorino, detta "Piera", raccontataci da Elena Rocca, la riccia e dolcissima nipote. Qui un estratto del racconto già edito ne "Le favole di mia nonna" Gruppo Editoriale L'Espresso, 2012.

Il Lupo e La Volpe
C’era una volta, e c’è ancora oggi in un piccolo paese chiamato Balestrino, uno dei più belli e imponenti castelli del Marchese del Carretto che, dalla sua alta posizione, domina tutto il borgo sottostante, delimitato un tempo da due cascine che si trovavano proprio a fondo valle: la “Fasciora” e il “Fussou”.
Tutto intorno al castello e al borgo si poteva ammirare una distesa di terreni coltivati appartenenti sia ai paesani sia al marchese del Carretto. Qui viveva ogni tipo di animale da compagnia, da allevamento e anche tutte le specie di animali selvatici, perfino lupi e volpi.
Un giorno si incontrarono proprio un lupo e una volpe.
Il lupo chiese: «Come va oggi?» e la volpe rispose: «Non troppo bene visto che non ho ancora trovato niente da mangiare!».
Sentite quelle parole il lupo esclamò: «Allora siamo entrambi affamati, perché anche io non ho ancora trovato niente con cui riempirmi la pancia!». A furia di botta e risposta, il lupo e la volpe si ritrovarono a chiacchierare e a gironzolare in paese alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Ad un tratto la volpe si fermò e disse: «Senti anche tu questo profumo invitante?» Il lupo che non riusciva a sentire alcun odore di cibo le rispose: «Hai così tanta fame, che senti profumo di cose buone anche se non ce n’è!». La volpe diede poca importanza alle parole del lupo e per niente demoralizzata gli rispose: «Sarò anche affamata e sentirò odori che non ci sono, ma io mi fido del mio fiuto e lo seguo!».
Così non si perse d’animo e si mise subito in cammino, con il lupo che la seguiva a distanza. Gira che ti rigira giunsero vicino alla cascina il “Fussou”; qui c’era un gran via vai di gente e, curiosi di sapere cosa stesse succedendo, i due animali si avvicinarono tanto finché non scoprirono che tutte quelle persone erano indaffarate a preparare pane, torte dolci e salate e tante altre pietanze che facevano venire l’acquolina in bocca.
Il lupo e la volpe, estremamente felici per lo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi, decisero che al momento opportuno quello sarebbe stato il posto adatto per riempirsi la pancia e quindi stabilirono di aspettare pazientemente che intorno a tutto quel cibo ci fosse un po’ più di tranquillità. Aspettarono tanto che venne buio. A quel punto la volpe disse al lupo che forse era meglio andare a controllare cosa stesse succedendo, così partì e piano piano si avvicinò alla porta della cascina; non appena si assicurò che nessuno la stesse guardando, entrò dentro passando dalla piccola apertura sulla porta che permetteva a cani e gatti di entrare ed uscire di casa in totale libertà.
Intrufolatasi dentro la cascina, la volpe riuscì a vedere una quantità inimmaginabile di pietanze deliziose e a capire che tutti quei preparativi erano destinati agli sposi del giorno seguente.Per paura che la scoprissero, la volpe non si fermò a lungo nella cascina, anzi, appena capì la situazione, tornò indietro e raggiunse il lupo al quale comunicò: «Vedrai che domani mangeremo bene!»
Lui ignaro di tutto chiese spiegazioni e la volpe disse: «Stanno preparando il pranzo per festeggiare gli sposi».
Il lupo però era molto impaziente ed esclamò: «Ma io già ora ho una fame che non ne posso più». Allora la volpe, anche lei affamata, propose al lupo: «Che facciamo? Proviamo ad avvicinarci alla cascina senza farci scoprire per vedere se hanno buttato qualche avanzo?».
Senza indugiare ancora di diressero verso la cascina e, per la loro felicità, giunti vicino a quella che era la cucina trovarono zampe di galli e teste di coniglio che mangiarono con gran gusto a sazietà.
Spazzolato ogni tipo di avanzo, il lupo e la volpe tornarono di guardia sopra la cascina per tenere d’occhio la situazione.
Ad un tratto il lupo spezzò il silenzio che li circondava, comunicando alla volpe che aveva sonno, che era ormai buio e che, essendoci le lanterne spente, era inutile rimanere svegli perché non si riusciva a vedere nulla.
Così il lupo e la volpe si accucciarono a terra e si misero a dormire in attesa del gran giorno. La mattina seguente furono svegliati presto dal profumo di ottimo cibo, proveniente dalla cucina dove stavano cuocendo conigli, polli e maiali; il profumo era così intenso che ai due era venuta già l’acquolina in bocca. Mentre il lupo e la volpe rimanevano in attesa del momento buono per mangiare, alla cascina il “Fussou” stava arrivando molta gente ben vestita, tanto che la volpe rivolta al lupo esclamò: «Vuoi vedere che è proprio il figlio della famiglia della cascina che si sposa?». Ed infatti, verso le dieci, dal “Fussou” partirono sposo, parenti ed amici che con allegria e spensieratezza si recarono tutti al borgo davanti alla chiesa, dove ad aspettarli c’erano già la sposa con i suoi parenti.
Si scambiarono tutti un saluto e poi entrarono in chiesa per la cerimonia. Quando finalmente il lupo e la volpe rimasero soli, entrarono nella cascina e iniziarono a mangiare; la volpe ogni tanto andava a controllare se riusciva ancora a passare dalla piccola apertura della porta, il lupo invece continuava imperterrito a mangiare senza mai fermarsi e senza mai dare un’occhiata a quello che faceva la sua compagna di avventura.
Durante uno dei suoi controlli, la volpe si accorse che ormai passava a mala pena dell’apertura riservata agli animali di casa così, rivolgendosi al lupo, disse: «Sarà meglio andare via!» ma il lupo le rispose che aveva ancora fame. A quel punto la volpe ribatté: «Anche io ho ancora fame, ma è meglio andare!» e senza dire altro uscì.
Nel frattempo il lupo ingordo rimase nella cascina e continuò a mangiare fino ad esser sazio, ma quando si decise ad uscire non riuscì più a passare dall’apertura da cui era entrato.
Preoccupato il lupo si mise a cercare una soluzione per farla franca, ma l’unica possibilità che gli rimaneva era quella di trovare un valido nascondiglio, aspettare che gli invitati rincasassero e non appena avessero aperto la porta fuggire da lì. Girò per quella cucina in lungo e in largo cercando il punto migliore per attuare il suo piano, finché si rese conto che non poteva nascondersi in altro posto che dietro la porta.
Nel frattempo la volpe, mentre gironzolava fuori tranquilla, si accorse che nel pollaio c’erano ancora delle galline e, considerata la sua fame, studiò un attacco infallibile, poi entrò e ne mangiò due, avendo cura di tralasciare le budella che a fine pasto si legò intorno al collo.
Finalmente sazia, pensando al lupo che si trovava ancora intrappolato nella cascina e all’imminente arrivo degli sposi, la volpe cercò un nascondiglio perfetto dal quale potersi godere la scena in cui il lupo veniva scoperto.
Non dovette aspettare molto, infatti da lì a poco sentì le voci degli sposi che tutti allegri ritornavano al “Fussou”.
Tutti si diressero subito davanti all’ingresso di casa e, non appena aprirono la porta della cucina, con grande dispiacere e rabbia, si accorsero immediatamente che qualcuno era entrato a mangiare gran parte del cibo che avevano preparato. Bastarono le prime esclamazioni per far accorrere tutti gli invitati che si accalcarono sulla porta, non lasciando alcuna via d’uscita al lupo, che dovette rimanere immobile nel suo nascondiglio sperando che nessuno lo scoprisse.
Purtroppo per lui però non fu così, infatti, un attimo dopo, un invitato girandosi per uscire si accorse del lupo e si mise ad urlare.
Tutti si girarono e, quando lo videro, afferrarono tutto quello che avevano a portata di mano e gli diedero tante di quelle botte da farlo reggere a mala pena in piedi. Intanto la volpe dal suo nascondiglio aveva assistito a tutta la scena e se la rideva di gusto.
Quando tutti finirono di accanirsi contro il lupo, finalmente l’animale riuscì ad uscire da quella cascina e, dolorante, ad allontanarsi per nascondersi e riprendersi un po’. Tra le botte che aveva preso e tutto quello che aveva mangiato, il lupo non ne poteva davvero più; appena trovò un comodo nascondiglio, si mise a dormire e la volpe, che lo controllava senza staccargli gli occhi di dosso, non appena lo vide addormentato decise di mettersi a riposare, visto che ne aveva molto bisogno anche lei.
Dormirono un paio d’ore e, quando la volpe si svegliò, si accorse che il lupo era proprio a pezzi e non riusciva nemmeno a stare in piedi, così gli si avvicinò e gli disse: «Come va compare?». Il lupo sofferente le rispose: «Mi hanno quasi ammazzato e ora ho una sete incredibile ma non so come fare ad arrivare al pozzo».
La volpe subito ribatté: «Non dirmi niente! A me ne hanno date tante che mi hanno messo le budella in giro al collo!».
Il lupo compiaciuto osservò: «Allora sei più malconcia di me! Io sono tutto ammaccato ma intero».
«Anche io ho sete.» continuò la volpe «Se ti appoggi su di me, proviamo insieme ad arrivare al pozzo?». Il lupo accettò e i due partirono.
Mentre si trascinavano uno con l’altro, la volpe continuava a lamentarsi dicendo che sentiva male dappertutto; era una vera lagna, tanto che ad un tratto il lupo ebbe compassione di lei e le disse: «Vieni su che ti porto un po’ a cavalluccio».
Senza farselo ripetere due volte, la volpe salì in groppa al lupo e da lì sopra, pensando a quanto fosse stupido il lupo, se la rideva e ripeteva: «Tran Tran che u maròtu u porta u sàn!1». (1 «Tran Tran che il malato porta il sano!».)
Il lupo non capendo cosa stesse dicendo chiese: «Cosa dici comare volpe?» e prontamente lei: «Conto le ore!».
Continuarono a camminare ancora per un po’ e quando finalmente arrivarono al pozzo il lupo domandò: «Chi beve per primo?». La volpe prontissima rispose: «Bevo prima io. L’acqua però è bassa, facciamo che mi tieni per i piedi così riesco ad arrivarci e, quando ho finito, mi tiri su».
Così fecero, la volpe si mise sul bordo del pozzo, il lupo la prese per i piedi e la aiutò a scendere fino all’acqua, dopodiché una volta finito di bere la tirò su.
«Ora tocca a me!» esclamò il lupo e la volpe, preso il compagno per la coda, lo aiutò a calarsi giù nel pozzo.
Dopo un po’ che il lupo beveva la volpe gli domandò: «Ma bevi o lappi?» e lui rispose: «Lappo». La volpe allora con fare deciso dichiarò: «E allora per la coda io ti lascio giù nell’acqua!» e mollò la presa facendo piombare il povero lupo nel pozzo.
Con le ultime forze rimaste il malcapitato le gridò: «Quando ti trovo, ti mangio!».
La volpe non si spaventò minimamente, anzi si fece una bella risata e se ne andò, mentre il lupo intrappolato continuava a pensare in preda alla rabbia che se l’avesse incontrata sul suo cammino di certo l’avrebbe mangiata.
Il mattino seguente, la padrona della cascina la “Fasciora” andò al pozzo, prese il secchio dell’acqua e lo buttò giù nel pozzo, poi iniziò piano piano a tirare su, ma il secchio quella mattina era davvero pesante! Finalmente il secchio arrivò in cima al pozzo e il lupo con un balzo saltò fuori dal secchio facendo prendere alla donna uno spavento così grande che per poco non cadde a terra.
Non fece quasi in tempo a realizzare cosa fosse successo, che il lupo, bagnato e dolorante, era già scappato.
Ormai libero, il lupo camminò ancora per qualche tempo finché, trovato un pagliaio, decise di coricarsi al sole per asciugarsi un po’ e, visto che era anche stravolto come non mai, si addormentò.
Si svegliò dopo qualche ora quando ormai il sole non era più alto nel cielo; finalmente si sentiva proprio bene e, ripensando a tutto quello che la volpe gli aveva fatto, si rese conto che lo aveva proprio preso in giro e che era ora di vendicarsi.
Passò qualche giorno e quando il lupo finalmente rincontrò la volpe le disse: «Me ne hai combinate di tutti i colori!». Poi con tono deciso continuò: «Questa volta ti mangio!».
La volpe, apparentemente preoccupata, lo implorava di perdonarla, ma il lupo ormai aveva deciso: se la sarebbe mangiata!
Allora la volpe chiese al vecchio compagno: «Mi concedi un ultimo desiderio?» e il lupo che in fin dei conti era un buono, le rispose: «D’accordo!».
La volpe allora dichiarò: «Desidero che mi mangi in Erucaglie dove c’è quello scoglio alto».
Il lupo non fece obiezioni: «Perfetto! Dove vuoi tu!» le rispose.
I due partirono. Il cammino per arrivare a destinazione fu piuttosto lungo e faticoso tanto che, giunti in Erucaglie, erano così stanchi da doversi prendere qualche istante per riposarsi.
Poi ad un tratto la volpe disse: «Ora mi distendo su quel grosso scoglio e ti chiedo ancora un favore: inizia a mangiarmi dai piedi!».
Il lupo annuì pensando che, da qualunque parte avesse iniziato, ormai per la volpe era finita.
Così la volpe si sdraiò sullo scoglio con la pancia in su e il muso che guardava la valle; il lupo le si mise davanti e fece appena in tempo ad aprire la bocca per darle il primo morso che la volpe con le zampe gli diede uno spintone così forte che il lupo scivolò giù per gli scogli e rotolò tanto che finì giù nel fiume dove una squadra di uomini era intenta a costruire un ponte, che ancora oggi è chiamato “il ponte del salto del lupo”.

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Today we want to surprise you, we will walk and discover a gem that few people know about!
Surprising you has always been our aim, but today we have really surpassed ourselves, let's go step by step!
Once again we have involved our friend Giorgia Firpo, healthy carrier of smiles and enthusiasm, giving her the task of recovering some led torches.
She asks few questions and acts immediately, in the series: actions not words!
We drive to Toirano and pass the town centre to quickly reach the "Cave Marchisio" along the provincial road, and after about 500 metres, near the first big bend, we leave the car.
In the middle of the bend, we take the little path that will be our starting point. This first part of the itinerary is called Lupus In Fabula and at the end of the story you will understand why, or rather, we will tell you!
We set off along a beaten and clean stretch of road, characterised by the constant presence of the Varatella stream a few dozen metres below on our left. After passing the first stone bridge and a small waterfall formed by the presence of a cement dam, we proceed along the track through the woods, slightly uphill.
In no time at all we reach the bridge known as the "Salto del Lupo" (Leap of the Wolf) over the gorge of the same name and we cross it, turning back towards the sea. At the end of the bridge, we cross the road and take a slightly uphill cart track, the starting point of the nature trail, which is clearly marked with a red rhombus. We are in the wild heart of the Rio della Valle. We pass a couple of vegetable gardens and as many olive groves, ignoring on the right another path that goes up towards San Pietro ai Monti passing through Monte Ravinèt, we continue quickly until we reach an old aqueduct outlet, near the banks of Rio Servàira, which flows on our left. At this point an information board tells some old stories and legends handed down and lost in time about the wolves that used to descend from Calizzano to the valley. We then continue along the right-hand path in the direction of Grotta della Giara. From here on, pay close attention to the signposts, which are mostly made up of small stone towers and a few rare yellow markers. The gradient of the path increases and climbs steeply through the dense Mediterranean scrub. Twice we ford the Rio Della Valle and continue along the opposite bank, characterised by a series of hairpin bends invaded by vegetation and fallen trees, where it is easy to lose track. Gaining more and more altitude, the climb becomes steeper and luckily Giorgia, who for the occasion has her little Ginevra's backpack with her, has a supply of sugary sweets really useful to the camel, who is not too fit! Once we reach a sort of small valley, the wood thins out, leaving space for the characteristic Mediterranean scrub, and the rocky ridge appears in front of us. After circumventing a ridge on which it is easy to slip, we come across a very steep, fragile and uneven earthy slope. Shortly afterwards we find a very thick blue electric cable coming down directly from the nearby cave, which will act as a "tow" to help us get to the summit without improvising as budding climbers. In 7 to 8 minutes we arrive at the entrance to the large Grotta della Giara. At the summit we take a moment to catch our breath and those who have it (Vale doesn't, needless to say) change their clothes to avoid the risk of catching a cold, we turn on our torches.
The cave in question is one of the largest in the Toiranese area, created over the millennia thanks to the channelling of water that has eroded its interior. At the moment, in the first part of the cave, the one we will explore, we will not find the slightest trace of water. The main gallery is wide and well lit for about 250 metres, and it is here that we discover the first stalagmite, which is squat and bulbous in shape, reminiscent of a jar, which would explain the name of the cave. The second limestone formation, on the other hand, is found further on, reminiscent of a waterfall with several jumps. We are in total darkness but the help of the torches allows us to reach the end of the cave where we find a small manhole that allows expert cavers to continue the exploration, unfortunately not us.
We did not expect to reach such a beautiful cave right at the top of the hill, what a surprise! The return trip, hooked on the blue cable first and almost running afterwards (due to the extreme slope), was particularly fast.
We haven't forgotten our promise, don't worry, we will now tell you a beautiful folk tale handed down in time from the memories of grandmother Pierina Pastorino, called "Piera", told to us by Elena Rocca, the curly and very sweet granddaughter. Here is an extract from the story already published in "Le favole di mia nonna" Gruppo Editoriale L'Espresso, 2012. The Wolf and the Fox
Once upon a time, and still today, in a small village called Balestrino, there was one of the most beautiful and imposing castles of the Marquis of Carretto. From its high position, it dominates the entire village below, which was once bordered by two farmsteads at the bottom of the valley: the "Fasciora" and the "Fussou".
All around the castle and the village was an expanse of cultivated land belonging both to the villagers and to the Marquis del Carretto. All kinds of pets, livestock and even all kinds of wild animals lived here, even wolves and foxes.
One day, a wolf and a fox met.
The wolf asked: "How are you doing today?" and the fox replied: "Not too well, since I haven't found anything to eat yet!".
On hearing these words, the wolf exclaimed, "Then we're both hungry, because I haven't found anything to fill my belly with yet either. After much back-and-forth, the wolf and the fox were chatting and wandering around the village, looking for something to eat. Suddenly the fox stopped and said: "Do you smell that tempting scent too?" The wolf, who could not smell any food at all, replied: "You are so hungry that you can smell good things even though there is none!" The fox paid little heed to the wolf's words and, not at all demoralised, replied: "I may be hungry and smell things that aren't there, but I trust my nose and follow it!
So she didn't lose heart and set off immediately, with the wolf following at a distance. There was a lot of people coming and going, and curious to know what was going on, the two animals got very close until they discovered that all those people were busy preparing bread, sweet and savoury pies and many other mouth-watering dishes.
The wolf and the fox, extremely happy at the spectacle that was unfolding before their eyes, decided that when the time came, this would be the right place to fill their bellies, and so they decided to wait patiently for a little more peace and quiet around all that food. They waited until it was dark. At that point the fox told the wolf that perhaps it was better to go and see what was going on, so he set off and slowly approached the door of the farmhouse; as soon as he was sure that no one was watching, he went inside through the small opening on the door that allowed dogs and cats to enter and leave the house in total freedom.
The fox sneaked into the farmhouse and saw an unimaginable amount of delicious food and realised that all those preparations were for the bride and groom of the next day. Fearing that they would discover her, the fox did not stay long in the farmhouse, but as soon as he realised the situation, he went back and joined the wolf, to whom he said: "You'll see that we'll eat well tomorrow!
He asked for an explanation and the fox said: "They are preparing a meal to celebrate the newlyweds.
But the wolf was very impatient and exclaimed: "But I'm so hungry I can't eat any more". Then the fox, also hungry, suggested to the wolf: "What shall we do? Shall we try to get close to the farmstead without being discovered to see if they have thrown away any leftovers?". Without further ado, they headed for the farmstead and, to their delight, when they reached the kitchen, they found cocks' feet and rabbit heads, which they ate with great relish.
The wolf and the fox went back to stand guard over the farmstead to keep an eye on the situation.
Suddenly the wolf broke the silence that surrounded them, telling the fox that he was sleepy, that it was now dark and that, since the lanterns were out, it was useless to stay awake because you could not see anything.
So the wolf and the fox curled up on the ground and went to sleep, waiting for the great day to come. The next morning they were awakened early by the smell of good food coming from the kitchen where they were cooking rabbits, chickens and pigs; the smell was so intense that the two of them were already salivating. While the wolf and the fox were waiting for the right moment to eat, a lot of well-dressed people were arriving at the "Fussou" farmstead, so much so that the fox turned to the wolf and exclaimed: "Do you want to see that it is the son of the family of the farmstead who is getting married? In fact, at about ten o'clock, the groom, relatives and friends left the "Fussou" and all went to the village in front of the church, where the bride and her relatives were already waiting for them.
They all exchanged greetings and then entered the church for the ceremony. When the wolf and the fox were finally alone, they went into the farmhouse and began to eat; the fox occasionally went to check if he could still get through the small opening in the door, but the wolf continued undaunted to eat without ever stopping and without ever taking a look at what his companion was doing.
During one of his checks, the fox noticed that he could barely get through the opening reserved for domestic animals, so he turned to the wolf and said: "We'd better go!" but the wolf replied that he was still hungry. The fox replied: "I'm still hungry too, but we'd better go!" and without another word he went out.
In the meantime, the greedy wolf remained in the farmhouse and continued to eat until he was full, but when he decided to leave, he could no longer get through the opening through which he had entered.
Worried, the wolf tried to find a way to get away with it, but the only option left to him was to find a good hiding place, wait for his guests to come home and then, as soon as they had opened the door, flee from there. He went round and round the kitchen looking for the best place to carry out his plan, until he realised that there was nowhere else to hide but behind the door.
In the meantime, the fox, wandering around outside in peace, noticed that there were still hens in the henhouse and, considering his hunger, he planned a foolproof attack, then went in and ate two of them, taking care to leave out the guts, which he tied around his neck at the end of the meal.
Finally satiated, thinking of the wolf still trapped in the farmhouse and the imminent arrival of the newlyweds, the fox looked for a perfect hiding place from which to enjoy the scene of the wolf being discovered.
He did not have to wait long, as he soon heard the voices of the happy couple returning to the "Fussou".
They all headed straight for the front door of the house and, as soon as they opened the kitchen door, to their great disappointment and anger, they immediately realised that someone had come in to eat most of the food they had prepared. The first exclamations were enough to make all the guests rush to the door, leaving no way out for the wolf, who had to remain motionless in his hiding place, hoping that no one would discover him.
Unfortunately for him, however, this was not the case, because a moment later a guest turned to leave and noticed the wolf and started to scream.
Everyone turned around and, when they saw him, grabbed everything they had at hand and gave him so many blows that he could barely stand up. In the meantime, the fox had been watching the whole scene from his hiding place and was laughing with delight.
When everyone had finished beating the wolf, the animal finally managed to get out of the farmhouse and, in pain, to go away to hide and recover a little. As soon as he found a comfortable hiding place, he went to sleep and the fox, who had been watching him without taking his eyes off him, decided to take a nap as soon as he saw him asleep, as she was in great need of one too.
They slept for a couple of hours and when the fox woke up, he realised that the wolf was in pieces and could not even stand upright. The wolf answered in pain: "I almost got killed and now I'm incredibly thirsty, but I don't know how to get to the well".
The fox immediately replied: "Don't tell me anything! They've given me so much that they've put their guts around my neck!"
The wolf smugly observed: "Then you're more battered than I am! I'm all bruised but whole."
"I'm thirsty too," continued the fox. "If you lean on me, let's try to get to the well together." The wolf agreed and the two set off.
As they dragged themselves along, the fox continued to complain, saying that she felt sick all over; she was a real complainer, so much so that suddenly the wolf took pity on her and said: "Come upstairs and I'll take you for a ride.
Without repeating it twice, the fox climbed up onto the wolf's back, and from up there, thinking how stupid the wolf was, laughed and repeated: "Tran Tran che u maròtu u porta u sàn!1". (1 "Tran Tran that the sick bring the healthy!").
The wolf did not understand what she was saying and asked: "What do you say, my foxy dear?" and she promptly said: "I'm counting the hours!
They continued to walk for a while and when they finally arrived at the well, the wolf asked: "Who drinks first?". The fox was very quick to reply: "I'll drink first. The water, however, is low, so let's say you hold me by the feet so I can reach it and, when I've finished, you can pull me up".
So they did, the fox stood on the edge of the well, the wolf took her by the feet and helped her down to the water, then when she had finished drinking he pulled her up.
The wolf exclaimed, "Now it's my turn!" and the fox grabbed his companion by the tail and helped him down into the well.
After the wolf had been drinking for a while, the fox asked him, "Are you drinking or lapping?" and he replied, "Lapping. The fox then said with a determined attitude: "Then I'll leave you down in the water by the tail!" and he let go of his hold, causing the poor wolf to plunge into the well.
With his last remaining strength, the wolf shouted, "When I find you, I'll eat you!
The fox was not in the least bit frightened, but rather laughed and left, while the trapped wolf continued to think in anger that if he met her on his path he would certainly eat her.
The next morning, the mistress of the farmstead, the "Fasciora", went to the well, took the bucket of water and threw it down into the well, then slowly started to pull it up, but the bucket was really heavy that morning! Finally, the bucket reached the top of the well and the wolf jumped out of the bucket, startling the woman so much that she almost fell to the ground.
She hardly had time to realise what had happened when the wolf, wet and in pain, had already escaped.
Now free, the wolf walked on for some more time until he found a haystack and decided to lie down in the sun to dry himself off a bit.
He woke up after a few hours when the sun was no longer high in the sky; he finally felt really good and, thinking about everything that the fox had done to him, he realised that he had really made fun of him and that it was time to take his revenge.
A few days went by, and when the wolf finally met the fox again, he said to her: "You've done all sorts of things to me! Then he continued in a firm tone: "This time I'm going to eat you up!
The fox, apparently worried, begged him to forgive her, but the wolf had already decided: he would eat her!
So the fox asked his old companion: "Will you grant me one last wish?" and the wolf, who was good after all, replied: "All right!".
The fox then said: "I wish you to eat me in Erucaglie where that high rock is".
The wolf did not object: "Perfect! Wherever you want!" he replied.
The two set off. The journey to their destination was so long and tiring that when they arrived in Erucaglie, they were so tired that they had to take a few moments to rest.
Then suddenly the fox said: "Now I'm going to lie down on that big rock and I'm going to ask you one more favour: start eating me from the feet!
The wolf nodded, thinking that whichever way he started, it was over for the fox.
So the fox lay down on the rock with his belly up and his snout looking out over the valley; the wolf stood in front of him and just in time to open his mouth to take his first bite, the fox gave him such a hard shove with his paws that the wolf slipped down the rocks and rolled so much that he ended up in the river where a team of men were busy building a bridge, which is still called "the bridge of the wolf's leap".

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