h 2:50
Tempo di Percorrenza
6,30 Km
Lunghezza Percorso
430 mt
Dislivello
Iniziamo il racconto dei nostri itinerari di questo nuovo numero in un luogo molto caro ai savonesi: ci troviamo a Santuario, frazione del comune di Savona dove, ovviamente, sorge un santuario! Che scoperta eh?
Savona è definita per antonomasia la "Città dei Papi" grazie all'eredità culturale ed artistica lasciata da due grandi pontefici, ovvero Sisto IV e Giulio II, membri della locale casata Della Rovere, il cui nome è strettamente legato alle vicende del Ducato di Urbino e dello Stato Pontificio.
La forte influenza cattolica della città di Savona si spinse fino alle alture dell'entroterra dove ebbe origine la storia riguardante un paio di apparizioni Mariane al cospetto del contadino Antonio Botta, la prima delle quali avvenne il 18 marzo 1536. L'evento fu estremamente sentito dalla comunità tanto che portò alla realizzazione, nello stesso anno, della Basilica intitolata alla Beata Vergine Maria, che si erge maestosa dinnanzi a noi. Con il passare del tempo furono migliaia i pellegrini che si spinsero sino a qui per pregare, rendendo necessario dotare la zona di infrastrutture accoglienti per ospitare i numerosi fedeli. Vennero così edificati il primo ospizio e una locanda-foresteria. Seguì poi la costruzione di nove cappellette votive con la funzione di guidare i pellegrini provenienti da Lavagnola al sito religioso. A completare il quadro visivo della piazza in cui ci troviamo, ecco sulla destra il Palazzetto Tursi o "Del Duca", oggi sede del museo del Santuario e dall'altro lato il Palazzo Pallavicini ed il Palazzo delle Azzarie, fiancheggiato dal Palazzo dove risiedevano i cappellani. Non meno importante, al centro della piazza, troviamo una fontana barocca costruita per offrire un primo ristoro a chi giungeva al sito sacro con i mezzi di trasporto di quel tempo, asini, muli e cavalli. Caratterizzata da una vasca quadrilobata sulla quale svetta un angelo che impugna un cartiglio riportante il verso: “Haurietis in gaudio" - “Vi disseterete in allegrezza”, quest'opera è attribuita allo scultore Giacomo Ponsonelli, allievo del genovese Filippo Parodi, già autore della statua raffigurante Nostra Signora della Concordia presso la chiesa di Albisola Marina.
Previa prenotazione sul sito www.santuariosavona.eu è possibile effettuare una visita guidata che comprende sia il plesso della basilica con il museo del tesoro, sia la prestigiosa collezione di tessuti sacri, importante a livello europeo.
La nostra trekkinata invece, incomincia fiancheggiando il lato sinistro della basilica, percorrendo via Della Stazione. Dopo pochi metri, una deviazione riportante la dicitura "Via Crucis", ci invita a percorrere una ripida scalinata che termina su un piccolo colle dove vi troviamo la Cappella restaurata della Crocetta, a forma ottagonale, eretta per celebrare un'altra apparizione della Madonna, questa volta avvenuta dinnanzi padre Agostino da Genova (1580).
Essendo chiusa torniamo sui nostri passi e proseguiamo verso sinistra dove inizia il percorso naturalistico "Città dei Papi". Camminiamo seguendo il simbolo del rombo rosso su fondo bianco, sempre ben visibile. Una ripida salita si fa largo all'interno del bosco. Con ogni probabilità il sentiero non è molto conosciuto, seppur ben segnato, e lo capiamo dal fondo ricoperto da un corposo ammasso di fogliame che a tratti rende le salite abbastanza scivolose. Nello sviluppo dell'itinerario incontriamo parecchie svolte, utili per alzarci di quota velocemente, dandoci modo di prendere respiro prima di fronteggiare ulteriori impegnative pendenze. Nel bosco riconosciamo piante di roverelle e lecci, piccoli arbusti e qualche castagno. Il nostro consiglio è quello di voltarvi di tanto in tanto, perché tra le fronde e piccoli pianori si aprono apprezzabili scorci panoramici sulle alture del Santuario e sulla basilica. Percorsi circa 2,5 km dalla partenza si arriva alle pendici del Bric la Gamba (458mt), zona più conosciuta con l'appellativo de "Scogli Bianchi” (caratteristica di questa parte di sentiero è la presenza di un fondo molto pietroso).
La traccia continua ad offrirci ripide salite che si inerpicano in una zona molto ombrosa, ed è proprio qui che, alzando lo sguardo al cielo, scorgiamo un paio di casotti di caccia abbarbicati sugli alberi e lunghe scale per raggiungerli. Doveste percorrere questo itinerario nel periodo di apertura della caccia, tenetene conto! Il giro di boa dell'anello termina presso uno slargo adibito a piccola area pic-nic, priva purtroppo di una fontanella d'acqua.
Oltrepassato lo spiazzo, inizia un breve tratto di discesa su di una carrareccia, segnata da tracce di pneumatici, che ben presto ci accompagna fuori dal bosco, su via Monteprato.
Con una piccola deviazione di circa 400 metri ci dirigiamo verso la nostra destra per sbucare nella zona della Palaiella, dove un rustico abbandonato domina sul panorama.
Con il senno di poi ci rendiamo conto che la deviazione è assolutamente trascurabile.
Volgiamo le spalle ai ruderi del casolare, discendiamo in direzione Sud-Est su asfalto e ci incamminiamo per un km circa, oltrepassando un bivio che ci porterebbe verso la zona di Case Naso di Gatto.
Per evitare di continuare la camminata sull'asfalto, considerato il caldo e la quasi totale assenza di ulteriori zone panoramiche, decidiamo di avventurarci su di una strada segnata solo sulla cartografia. A lato di un'area delimitata da una cancellata inizia un sentiero decisamente trascurato che avrebbe urgente bisogno di manutenzione.
Se siete poco inclini ai tracciati più wild vi consigliamo di mantenere la rotta su via Monteprato ma se avete acquistato le nostre riviste sapete che qualche percorso alternativo lo troviamo sempre e spesso scopriamo luoghi davvero suggestivi!
Il percorso si infittisce nel bosco e i rovi e gli arbusti ci segnano le gambe. La traccia è abbastanza evidente e iniziamo a scollinare.
Dopo alcuni zig zag per evitare dei tronchi che ostacolano il passaggio, percorriamo una curva a gomito su fondo dissestato, aiutandoci in un paio di passaggi l'un l'altro. Non dimenticatevi che sul nostro sito web sono reperibili tutti i tracciati .gpx da scaricare sui vostri device al fine di non perdere mai la via corretta! Non sembra, visto l'azzardo di quest'ultimo tratto, ma ci teniamo che possiate apprezzare anche i prossimi percorsi!
Usciamo dal boschetto e ci immettiamo su di uno sterrato battuto anche da veicoli 4x4; ne incontreremo un paio.
La via diventa decisamente più aperta e scorrevole; passiamo davanti ad un paio di abitazioni e a quello che resta di un piccolo arco di epoca medioevale, utilizzato probabilmente per far confluire l'acqua da una parte all'altra di un piccolo rio, ora asciutto. Terminato lo sterrato ci troviamo su un altro versante di via Alla Stazione, proprio in corrispondenza del retro del Palazzo delle Azzarie. Qui ci incuriosisce una piccola porticina che permette l'accesso ad un orto. La vista dello scuro di legno dipinto con fantasia ci ricorda un'escursione di qualche tempo fa, quando ci occupammo di raccontare gli itinerari di Valloria e di Vallecrosia vecchia, due piccoli paesi nell'entroterra imperiese caratterizzati dallapresenza di numerose porte dipinte.
Pochi passi più avanti e capiamo anche il perchè questa opera artistica si trova esattamente dov'è collocata!
Al piano terra del Palazzo dei Cappellani, ora sulla nostra sinistra, una figura curiosa attira nuovamente la nostra attenzione. Si tratta della sagoma di una signora anziana con un cestino di vimini che sembra voler entrare in una bottega. Accanto a lei un'insegna finemente decorata indica la presenza di un laboratorio artigiano: Imelda Bassanello.
Che nome curioso pensiamo, a pronunciarlo ti immagini già che appartenga ad un'artista. Imelda Bassanello, classe 1950 è vicentina e proprio a Vicenza cresce e termina gli studi.. Frequenta per sei anni la bottega di Francesco Conz (uno dei maggiori collezionisti delle arti neo avarguandiste newyorkesi) dove apprende e sviluppa la conoscenza del trattamento del legno, con la decorazione e pittura all'antica. Nel 1976 si trasferisce a Savona, dove comincia, professionalmente la sua carriera artistica, aprendo l'atelier proprio qui a Santuario. Anche noi che siamo profani riconosciamo in quella porta e nelle figure lignee presenti nel suo laboratorio, lo stesso stile delle porte di Vallecrosia.
Infatti nel 1997, su commissione da parte del comune stesso, Imelda dipinse una trentina di porte con l'intento di ricordar a tutti gli avventori, attraverso le sue figure, i lavori artigianali dell’epoca. Anche qui vicino, oltre all'atelier, è possibile notarne qualcuno. Un itinerario questo, capace di unire un percorso sacro culturale, naturalistico e artistico allo stesso tempo, il tutto nell'arco di soli 7 km.